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Le mura di Taranto, restauro dopo lo scempio

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Le mura di Taranto, restauro dopo lo scempio

Il recente bando sulla “Riqualificazione delle mura aragonesi di Taranto e del corrispondente lungomare Corso Vittorio Emanuele II” è un esempio preoccupante e sintomatico di come si sta procedendo nell’uso dei fondi e progetti pubblici in Italia. Si realizzano spezzatini del budget complessivo emettendo bandi di interventi puntuali su aspetti particolari privilegiando le parti tecniche e lasciando al progettista spazi di scelta pressoché nulli. Si impediscono così non solo nuove ideazioni e proposizioni creative ma qualsiasi visione d’insieme e la stessa possibilità di elaborare procedure e metodi più appropriati. Questa pratica ha già provocato numerosi danni, come a Matera nel caso del restauro delle Chiese Rupestri nel Parco della Murgia Materana, denunciato dalle associazioni e dalla popolazione. Se sarà questa la modalità degli attesi fondi Covid, il nostro paese si priverà ancora una volta della possibilità di procedere a una larga riconversione e ad un cambiamento di modello, per continuare a percorrere la strada di spese a pioggia dai risultati inutili quando non negativi.

La riqualificazione delle Mura Aragonesi corrispondenti al lungomare Corso Vittorio Emanuele è un obiettivo fondamentale per la città di Taranto sia per le connotazioni simboliche sia per le implicazioni concrete nella realizzazione di una visione complessiva di nuova valorizzazione e rilancio della città basata sulla memoria storica e il patrimonio urbano e monumentale.

Taranto ha subìto interventi distruttivi della sua straordinaria qualità storica, architettonica, paesaggistica e ambientale. Tra questi, è stato rovinoso l’intervento operato a scapito della cinta muraria con la costruzione nei primi anni ’20 del ‘900 di una strada rotabile proprio sulle mura e negli anni ’50 di un ampliamento in tutta la sua lunghezza con una soletta gettante in cemento armato.

Le mura sono la struttura per eccellenza che identifica e caratterizza la città storica. In particolare a Taranto sono costituite da stratificazioni archeologiche e rappresentano un segno di memoria marcando l’antica Acropoli e permettendo la lettura della forma urbis. La costruzione della strada carrabile sulla sommità delle mura ha cancellato il rapporto unico della città con i suoi Mari. Sono state compromesse per sempre la millenaria visione urbana di un luogo celeste sospeso tra il Mare Grande e il Mare Piccolo e le molteplici dimensioni intrattenute con l’ecosistema, innescando il degrado di quella che viene a giusto titolo chiamata l’Isola Madre. L’arcaico nucleo generatore della storia e delle forme è stato trasformato in una rotatoria con la viabilità, costruita sulle fortificazioni storiche cementificate e asfaltate. Le complesse relazioni spaziali e ambientali tra tessuto edificato, cortina muraria e costa sono state annullate e il perimetro sacro è diventato un luogo di inquinamento, pericolosità e barriera tra la trama urbana e il litorale contribuendo alla dequalificazione e abbandono degli edifici prospicienti e del connubio con il mare.

Il progetto di riqualificazione delle Mura Aragonesi con i suoi 7 milioni di budget dovrebbe essere portatore di una rigenerazione e valorizzazione urbana attraverso la nuova visione già emersa in concorsi di idee e le indicazioni di progettisti e la comunità locale. Si chiede invece nel bando, insieme ad altri interventi puntuali, il restauro delle strutture in cemento armato con una spesa che comprometterà per sempre la possibilità di procedere alla loro rimozione. Il corretto restauro non consiste in un mero intervento tecnico di conservazione ma è il ripristino del monumento nel suo valore e integrità, l’inserimento nel contesto e la trasmissione del suo significato. La riqualificazione fisica procede insieme al recupero dell’espressione e la perpetuazione della struttura e va inserita in un processo di valorizzazione complessivo a beneficio dell’intera città e della popolazione. In questa ottica la liberazione delle mura dallo scempio del cemento armato è un’azione dovuta di risarcimento alla comunità e di restauro urbano e dell’ecosistema. Nessun progetto di rinascita potrà mai attuarsi se le mura restano avvilite da un intervento che le deturpa, ne mette in pericolo la staticità con il traffico veicolare e le sottrae completamente alla visita e alla conoscenza negando l’immagine stessa di Taranto.

La costruzione del solaio in cemento armato, delle mensole per il marciapiede e la realizzazione della strada carrabile sulle mura non è una stratificazione storica da preservare ma il segno di una concezione miope e distruttiva, un’idea della modernità basata sull’automobile, l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente. Questa deve essere sostituita da una concezione di rispetto del monumento, salvaguardia e contatto con la natura e i materiali storici e locali, recupero dei segni e significati occultati.La nuova visione urbana deve quindi avere come prospettiva il ripristino della integrità monumentale con l’abolizione della strada carrabile. Ipotesi di viabilità alternativa sono state già fatte. Anche se le soluzioni impongono tempi e costi questi saranno largamente compensati dai successi derivanti dalla realizzazione della visione complessiva. In attesa della nuova viabilità si può procedere comunque alla demolizione del cemento risolvendo in modo provvisorio il problema della percorribilità del marciapiede con interventi di alta qualità e rimovibili che permettano la visione del monumento.

Tramite il recupero integrale delle mura e dei cammini nel rispetto dei segni della storia, evitando l’effetto “falso” e “rifacimento” che deriva da una indiscriminata applicazione del cuci e scuci e dei rivestimenti protettivi, si ristabilisce il rapporto multidimensionale della città con il suo territorio. Le mura, recuperate nella loro integrità, completa visibilità e simbolo della città, ne affermano l’immagine e diventano il fulcro di nuovi collegamenti ripristinati. Costituiscono il cardine di una mobilità pedonale, conoscitiva, rispettosa della storia e della natura. Si ricreano relazioni spaziali visuali, aeree e sotterranee, labirintiche: il rapporto tra le terrazze degli edifici, gli spalti e i discendenti nelle mura; i percorsi e le relazioni pedonali attraverso i camminamenti lungo il perimetro e fino alla costa; le connessioni tra i sotterranei dei palazzi fino ai passaggi oltre i baluardi; i collegamenti in barca tramite i canali e le caverne sotto il centro storico. Con le sue mura Taranto vede riemerge l’originaria meraviglia e complessità spaziale della città Isola Madre, nodo di relazioni intrattenute da percorsi sopraelevati, nel sottosuolo e nautici che legano il mare alla terra, al cielo e al mondo sotterraneo, sopra, lungo e attraverso le fortificazioni fino agli Ipogei, nel cuore stesso del tessuto urbano e dei cittadini.

Pietro Laureano, Architetto urbanista, esperto UNESCO

Foto di Saggittarius A, CC BY-SA 4.0

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