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Le “armi” in bottiglia per la battaglia di Natale

N. 94- Novembre 2024

 

 

 

 

Le “armi” in bottiglia per la battaglia di Natale

E anche quest’anno, in men che non si dica ci ritroviamo catapultati alle prese con i preparativi per Natale.

I giorni si fanno concitati, le attese trepidanti, la cucina sbuffa di aromi e vapori, la macchina del Natale ha ripreso a pieno regime.

Ognuno è teso a contribuire alla festa; chi tra ghirlande e gingilli, chi in cucina, chi è perso tra mille mila regali da fare e chi si crogiola nell’indecisione sulla scelta del vino.

Niente panico. Una soluzione a tutto la si trova sempre. Meglio però se la soluzione è d’effetto!

Facciamo mente locale.

E’ Natale.

Immaginiamo di aver appena varcato la soglia di casa e di trovarci di fronte a una parata di prelibatezze: erbazzone, vol-au-vent ai gamberetti in salsa rosa, tartine di salmone, vitello tonnato, insalatina di mare, frittini, insalata russa, finger food, formaggi e salumi a iosa e chi più ne ha e più ne metta.

De botto ti assale quell’ansietta di dover far fronte a una piena travolgente di antipasti, senza contare che, se le premesse sono queste, figuriamoci arrivare ai primi, ai secondi, ai dolci, nascosti al di là della fucina-cucina.

Ma, ahinoi, la ritirata è proibita. Ogni tentativo di negoziazione è vano.

Di fronte a tutto questo bendidio schierato, non ci resta che accettare il duello e iniziare a preparare le difese.

L’attacco degli arcieri: gli antipasti

Ogni comandante che si rispetti sa che uno sguardo dall’alto è la mossa efficace per avere il controllo sul nemico. Conosci il tuo nemico, perché linee comuni a questo possono garantirti le difese e il tempo per passare all’azione!

E qui l’avversario ha tanti volti ma una sola radice: grassezza e tendenza dolce, uniti a una struttura tendenzialmente esile sono la sua carta d’identità.

Qui la parola d’ordine è Versatilità.

Ma saluti, abbracci, conversazioni introduttorie ci distraggono e neanche è passata la mezz’ora che ci assale l’arcieriaaaaargh!

Presto! Non c’è tempo da perdere! Pensa!

Cosa può far fronte a una così ampia varietà di frecce da tutte le direzioni pronte a stenderci già dal primo round?

Nessun timore. Cuore impavido e si va di spumante.

Sguaina l’arsenale, libera la bestia e prepariamoci all’ingresso col botto. Alla caricaaaa

La battaglia è cominciata!

Siamo a Lavis, chardonnay in purezza e, ça va sans dire, un metodo classico!

Brut Art della cantina De Vigili è il Trentodoc che ci stupisce per la sua spiccata acidità e la moderata effervescenza che travolgono il boccone, una stoccata ai grassi e una sferzata alla tendenza dolce, lasciandoci nel palato una bella sensazione di freschezza agrumata.

Una lucentezza paglierina che sgorga alla fonte è il preludio a un fiume di aromi che non può lasciare indifferenti.

Pesca e fiori bianchi, mela, accenni tropicali, ricordi di passion fruit e una chiusa sul lime e mentuccia che è una favola! Qua c’è tutto il supporto che solo un’insalata di finocchi, arance e mele potrebbe dare.

E lasciate perdere il pane. Perché tutto il sostegno al companatico lo ritroviamo ancora una volta nel vino. L’aroma delicato di crosta di pane che fa capolino al naso e in bocca non è altro che il segnale di ben 36 mesi di affinamento sui lieviti.

Agilità e decisione sono i caratteri di uno spumante che non le manda a dire e fa capire ai nostri commensali con che razza di cazzuto ospite hanno a che fare.

E il primo round è superato.

Non ci vorremmo farci trovare impreparati alla contromossa della cucina, vero?

L’assalto della fanteria: i primi

Si spalancano le porte dalla cucina.

Ecco che sfila la carovana dei primi; lasagne e lasagnette in tutte le salse, tortelli, tortellini in brodo, risotto zucca e funghi, cannelloni ripieni! E il livello sale.

Non perdere la concentrazione, la strategia ti farà da padrone.

Grassezza e untuosità ora giocano in coppia, in un campo dove anche intensità aromatica e struttura si fanno più importanti.

Al corpo dei primi rispondiamo col corpo del vino, ma stavolta non possiamo fare a meno di rinforzi speciali.

Scavalcando le Alpi dal Trentino ci catapultiamo in Val d’Aosta che dal suo repertorio di vitigni autoctoni ci regala il Cornalin. Siamo a Saint-Perre: 800 m di quota e pendenze da viticoltura eroica.

Che dire. E pensare che in passato quest’uva se l’è vista brutta, rischiando addirittura l’estinzione!

Ora guardalo scendere in campo più agguerrito che mai. Come quei veterani da tempo deposti che rispondono fieri al richiamo in servizio per amore della causa che non hanno mai smesso di difendere.

Il Cornalin ereditato dalla cantina La Source è un rosso che sa avere quella classe capace di mediare elegantemente tra una varietà di situazioni critiche, trovando un compromesso per tutti.

Ammalia col suo color rubino fitto e affascina con i suoi aromi che spaziano dall’amarena al lampone, dalle note di spezie dolci al pepe, senza dimenticare sottobosco e viola.

Ma è in bocca che esplode in tutta la sua verve: la misurata astringenza supporta l’alcol nell’attività di disidratazione e asciugamento del palato preparandoci al colpo/boccone successivo, in un gioco di alternanze che non lascia fiato.

La sua misurata struttura lo rende un degno rivale in uno scontro alla pari non solo con una grande varietà di primi, ma anche con secondi di carne non troppo corposi, come carni bianche, maiale e arrosti. La sua elasticità gli permette di giocare quasi due ruoli nella stessa battaglia!

E poi, con tutta questa ricchezza di primi, è davvero necessario accanirsi con l’artiglieria pesante?

La fanteria è caduta, un momento di tregua e sul campo non rimane che una piacevole scia d’arancia rossa…

La carica della cavalleria: i dolci

Ma non cantiamo ancora vittoria.

La cavalleria dei dolci non tarderà ad assalirci; ci vogliono reazioni pronte e sangue fermo.

Approfittiamo della confusione per sferrargli una contromossa che li sorprenderà.

Il suo nome è Alea e parla una lingua tutta piemontese. Siamo a Sala Monferrato, dove la cantina Uvamatris produce quello che loro stessi definiscono l’”Azzardo”; Alea, per l’appunto. E’ un sauvignon blanc da uve stramature che subiscono, ebbene sì, l’attacco della muffa.

Niente panico, però! Perché la magia che ci restituisce è tutt’altro che deprecabile. Provate a mettere il naso dentro… L’avete sentito quell’aroma di zafferano e miele che si sprigiona dal calice? Eccovi risposto. Per non parlare di tutta questa profusione di frutta gialla sciroppata, essiccata e frutta secca che ci assale dopo…

Se non siete stati già folgorati dall’oro che si irradia dal calice!

Ma non è finita qui.

Per non farci mancar nulla, ci facciamo pure un bel passaggio in barrique di ben 18 mesi.

Ecco la formula di un vino da dessert audace, capace di rievocare alla memoria gli aromi di una grande varietà di dolci, in un appagamento senza sosta.     

E quindi giù i panettoni e i pandori, ancor meglio se farciti o accompagnati con una goduriosa crema alla vaniglia! Tanto noi paura non ne abbiamo. E tu?

Ps: E se a qualcuno scappa la mano sul formaggio, che scelga un blu di capra. Non ne rimarrà deluso!

Gabriele Campana

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Reg. Tribunale di Bologna n. 8115 del 09/11/2010

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