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La web-Giornata della Suinicoltura contro la PSA

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

La web-Giornata della Suinicoltura contro la PSA

I recenti focolai comparsi in Germania aumentano la preoccupazione degli allevatori italiani.

Torna la Giornata della Suinicoltura (www.giornatadellasuinicoltura.it), giunta alla sua sesta edizione, organizzata come sempre da Expo Consulting srl. Quest’anno, causa la pandemia, si terrà in Web Conference.

L’appuntamento è fissato per il 2 dicembre 2020 a partire dalle ore 17. Per partecipare è necessario registrarsi a questo link: https://bit.ly/3ejJbfi.

Il titolo dell’evento è “La minaccia della Peste Suina Africana tra preoccupazioni e opportunità commerciali”. I lavori saranno moderati dal dottor Giovanni Filippini, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche (Izsum) e nell’elenco dei relatori compaiono il dottor Francesco Feliziani, Responsabile di laboratorio presso il Centro di referenza delle pesti suine dell’Izsum, il dottor Josè Vizcaino, direttore del laboratorio di riferimento OIE per la PSA; il professor Alessandro Ragazzoni economista e docente presso l’Università di Bologna e la dottoressa Luisa Loli Piccolomini della Regione Emilia Romagna.

Quello della peste suina africana è un tema molto attuale e temuto non solo dagli allevatori, ma dall’intero sistema agroalimentare italiano e da tutti gli Stati a grande vocazione suinicola. La malattia infatti non è curabile al momento non esiste un vaccino. La sua irruzione in porcilaia prevede una sola cosa: l’abbattimento di tutti i maiali presenti. In un Paese come il nostro, dove i prodotti della salumeria Dop, a iniziare dal Prosciutto crudo di Parma e San Daniele rappresentano un’eccellenza e un’importante voce economica per le eccellenti ricadute soprattutto sull’export, la comparsa della PSA costituirebbe un danno di enormi proporzioni per l’intero settore agroalimentare.

I focolai

Nel mondo sono ben più di 50 gli Stati, in Asia, Africa e Europa a dover fare i conti con questa malattia letale e solo in Cina, dove il primo focolaio è esploso poco più di due anni fa, sono stati abbattute diverse decine di milioni di maiali. Nel Vecchio Continente i Paesi più colpiti sono quelli dell’Europa dell’Est; anche se qualche tempo fa si erano verificati alcuni casi in Belgio, immediatamente circoscritti con la creazione di un robusto cordone sanitario, e i più recenti in Germania, dove nelle regioni del Brandeburgo e della Sassonia sono state trovate carcasse di cinghiali infetti.

Già, perché il pericolo arriva proprio da questi ungulati che, sempre più numerosi e per nulla intimoriti si avvicinano ai centri abitati e agli allevamenti.

“La trasmissione di questo pericoloso virus – spiega il dottor Francesco Feliziani – avviene soprattutto per contiguità ed è per questo che la prima difesa da attuare è proprio la protezione delle nostre periferie, evitando di favorire l’avvicinamento dei cinghiali ai rifiuti alimentari e soprattutto non alimentandoli pensando di compiere un gesto etologicamente corretto. Questo però non deve prescindere dall’adozione, all’interno degli allevamenti, di tutte le misure di biosicurezza previste che, se possibile, devono essere addirittura esasperate per impedire che il virus possa essere veicolato da persone che arrivando da fuori lo possano trasferire in porcilaia o da interventi non sufficientemente corretti da un punto di vista igienico-sanitario”.

Piano nazionale per il controllo dei cinghiali

E che la PSA rappresenti un serio problema da non sottovalutare, lo dimostra anche l’iniziativa assunta in questi ultimi giorni dalla ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova circa la proposta di un Decreto legge per disporre l’adozione di un Piano nazionale quale sommatoria dei Piani regionali di gestione e controllo dei cinghiali. “Occorre ridurre il rischio contagio – ha dichiarato Bellanova – applicando in via preventiva disposizioni già esistenti. Serve quindi un intervento deciso da assumere ora senza attendere l’arrivo dell’infezione, effettuando un monitoraggio serio delle popolazioni di cinghiali presenti nel nostro Paese per adottare interventi correttivi dove questa presenza rappresenta un pericolo riguardo anche l’incolumità delle persone”. Parere unanime è arrivato dalle tre organizzazioni sindacali agricole, Coldiretti, Confagricoltura e Cia, mentre le voci contrarie a questa iniziativa arrivano dal mondo delle Associazioni animaliste. L’Organizzazione non governativa Oipa, per bocca del suo presidente Massimo Camparotto, afferma infatti che “la peste suina africana non si combatte mandando i cacciatori a uccidere cinghiali in tutto il territorio nazionale e non serve deregolamentare la caccia al cinghiale e dare il via a un’immotivata strage”.

Intanto però, a sottolineare la gravità della situazione, alla fine dello scorso mese di ottobre, la FAO e l’OIE (rispettivamente Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e Organizzazione mondiale della sanità animale) hanno lanciato un’iniziativa globale per fermare la diffusione della PSA. L’iniziativa prevede che Governi, rappresentanti del settore e specialisti siano convocati per partecipare a un forum globale perché la certezza è che nessun singolo settore o Paese può ottenere da solo il controllo sulla malattia, che invece richiede sforzi coordinati che coinvolgano tutti gli attori della catena produttiva.

Nell’attesa che anche in questo caso, come per il CovSars2, arrivi un vaccino.

La ricerca del vaccino

“La storia della ricerca di un vaccino – spiega ancora il dottor Feliziani – inizia negli anni Sessanta ma i risultati raggiunti non davano garanzia di sicurezza ed efficacia e quindi non si proseguì nella ricerca. Negli ultimi 10 anni invece la scienza ha fatto passi da giganti aiutata anche dalla tecnologia. Oggi siamo in grado di scomporre il virus, studiarne tutte le sue parti e valutarne ogni indirizzo sia di pericolosità che di protezione immunogene. L’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche, insieme ad altri 19 partner, è inserito in un progetto europeo triennale che punta alla realizzazione di un vaccino. Allo studio ce ne sono 3, di cui 1 in fase sperimentale nel nostro laboratorio di massima sicurezza. Abbiamo speranze, ma come ormai tutti hanno imparato occorre rispettare scrupolosamente ogni fase sperimentale per avere la garanzia di arrivare a un vaccino efficace, sinonimo di protezione e sicurezza. È una corsa contro il tempo che stanno portando avanti anche la Cina e gli Usa, tutti impegnati nella stessa direzione”.

La Giornata della Suinicoltura, con il suo parterre di esperti nazionali e internazionali, rappresenterà ancora una volta un’importante occasione di approfondimento e informazione, soprattutto in un momento tanto delicato come quello che il mondo intero sta vivendo.

Anna Mossini

Nella foto: Il logo della Giornata della Suinicoltura di quest’anno che si terrà in web conference il 2 dicembre 2020 a partire dalle ore 17  

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