La Svizzera presenta la sua “agricoltura creativa”
Il Cantone di San Gallo, nella Svizzera nord-orientale, è un territorio dal grande passato. Formatosi attorno alla storica Abbazia, che vantava una delle biblioteche più vaste del Medioevo, ha anche dato il nome al famoso tessuto ricamato a trafori, trionfo degli abitini della festa dei bambini d’antan.
L’agricoltura è voce importante dell’economia della zona (insieme a turismo e industria) e si coniuga con diverse iniziative dallo spirito “creativo”. Come, ad esempio, quella di Leandra e Kobi Hangman, che gestiscono una fattoria ad Adelbach, di fianco al fiume Necker. A fianco dell’allevamento di una ventina di vacche Bruno Svizzere, hanno inventato la “telecamera con vista” sulla stalla e sui prati in cui pascolano allo stato brado i loro 8 maiali (https://www.kamerasau.ch/#livestream). Al tempo del Covid, spiare la vita dei maialini era diventato virale, e ciò ha generato il successo del marketing diretto e della commercializzazione online dei loro prodotti (latte, yoghurt, formaggi, carne bovina e carne suina) e degli agricoltori confinanti.
La voglia di natura ha ispirato anche la famiglia Tschuemperlin. Richiamandosi alla tradizione del Cammino di Santiago, un cui tratto passa proprio accanto alle loro terre, Andrea e Urs hanno affiancato all’allevamento (molto premiato) di vacche Bruno-svizzere l’offerta agrituristica “sleeping on straw”. Per 28 franchi svizzeri, un ospite può passare la notte sulla paglia (straw) e ricevere al mattino una ricca colazione. La proposta è piaciuta a molti ed è di gran moda. Sul sito dell’associazione agrituristica https://www.myfarm.ch/de si trovano decine di proposte.
Perché usare i pesticidi se le galline sanno eliminare gli insetti nocivi meglio della chimica? O i diserbanti, quando invece si può far fare il lavoro ai kunekune? Tra i filari di mele e pere della fattoria Bächlihof (una vera e propria Disneyland dell’agricoltura) zampettano una cinquantina di galline e tre maiali della razza kunekune mangiano l’erba. La conformazione del loro grugno fa sì che non danneggino il terreno. Alla Bächlihof di Jona, https://www.juckerfarm.ch/hoferlebnis/baechlihof/ ) si va per una giornata in campagna. Si possono raccogliere e portare a casa i mirtilli, rifornirsi allo shop di prodotti locali, mangiare al ristorante, saltare tra le balle di paglia o fare foto insieme ai pupazzi dei cartoni: una “event & experience farm”, spiega il direttore David Prevost, in grado di accogliere in una domenica fino a 12.000 ospiti.
“Non si butta via niente” potrebbe essere il motto dell’azienda agricola di Magdalena e Sepp Daehler, nel Cantone di Appenzell, che nel 1996 cominciò producendo grano per la vicina birreria Locher. Che cosa fare con i resti della fermentazione? Pochi anni dopo i Daehler iniziarono ad usarli per nutrire le loro vacche, alle quali poi dedicarono anche uno speciale massaggio manuale quotidiano con le fecce (https://www.kabier.ch/). L’obiettivo era produrre una carne simile alla giapponese Kobe, uno dei prodotti più costosi della ristorazione internazionale. Il progetto è stato illustrato ad un gruppo di giornalisti internazionali in visita in occasione del congresso mondiale di IFAJ, svoltosi quest’anno in agosto in Svizzera. La reazione del collega giapponese è stata la stessa registrabile quando ad un italiano all’estero viene proposto di assaggiare un “parmesan” palesemente fake.
IFAJ, la federazione mondiale dei giornalisti agricoli, raccoglie oltre 5000 professionisti specializzati di una sessantina di Paesi del mondo. Tramite le nuove tecnologie promuove incontri di sviluppo professionale; organizza occasioni di specializzazione per giovani giornalisti; assegna premi per articoli, reportage radiotelevisivi, web e fotografici. L’appuntamento clou è comunque il congresso annuale, che si svolge ogni anno in un Paese diverso: nel 2024 la Svizzera, l’anno prossimo il Kenya, quello successivo la Croazia…
Il congresso svizzero ha portato oltre 260 giornalisti ad Interlaken, nota località sciistica dell’Oberland bernese.
Secondo il modello ormai consolidato, dibattiti e tavole rotonde si sono alternati a “visite in campo”, per conoscere l’agricoltura del Paese ospitante.
Con il motto “grandi altitudini, grandi aspettative”, i colleghi dell’Associazione svizzera dei giornalisti agricoli hanno organizzato per gli ospiti numerosissime occasioni di incontro con le realtà del Paese, offrendo motivi di stupore, come ad esempio il fatto che Oltralpe si coltivi anche il riso: una produzione nuova, figlia -insieme- del cambiamento climatico e del desiderio di biodiversità (https://www.rizduvully.ch/).
Il Congresso 2024 è stato importante anche perché si è proceduto al rinnovo delle cariche IFAJ. Il nuovo presidente è lo statunitense Steve Werblow, in precedenza vicepresidente. Succede alla svedese Lena Johansson, che non poteva essere rieletta per avere compiuto i mandati possibili.
Alla vicepresidenza è stato eletto l’argentino Adalberto Rossi (le radici italiane sono evidenti, la nonna era di Firenze) che in precedenza aveva svolto le funzioni di segretario.
Alla segreteria è stato eletto il britannico Adrian Bell, in precedenza, impegnato per molti anni come tesoriere. New entry, nel ruolo di tesoriera, la sudafricana Magda Du Toit.
Queste quattro persone costituiscono il “presidium” che governa la federazione; al loro operato si affiancano le decisioni prese dall’assemblea degli executive members, uno per ogni Paese associato.
Dall’assemblea 2024 sono usciti anche i nomi dei “trustees” che comporranno il consiglio di amministrazione della neonata Fondazione della Federazione dei giornalisti agricoli. La nuova struttura, “charity” secondo il diritto britannico, dovrebbe agevolare le donazioni da parte di aziende e gruppi.
Lisa Bellocchi