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La moneta di Betania oltre il Giordano

N. 83- Novembre 2023

 

 

 

La moneta di Betania oltre il Giordano

 Chi ama l’umanità in generale non ama propriamente nessuno, scrisse Karl Jaspers. Mi piace pensare che 2000 anni fa sia stata coniata una moneta chiamata Spirito. Invisibile come un bitcoin ma di valore come un paio di scarpe d’oro che portino alla fine del mondo.
Di che amalgama è fatto lo Spirito-money? Esclusivamente di natura sentimentale.

Esempi: quando finite un lavoro utile per qualcuno e siete soddisfatti, allora sentite dentro un sollievo che vale 100 Spiriti. Quando stringete la mano a un malato e gli passate una carica della vostra energia, allora sentite una compassione che vale 200 Spiriti. Quando lasciate perdere un prestito che il debitore non può restituirvi, allora sentite una leggerezza che vale 300 Spiriti.

Il frate dell’Antoniano che ogni giorno rigira la minestra e poi la porge nei piatti ai poveri della mensa, quello ha una forza interiore che vale 400 Spiriti.

Padre Marella che pedala sulla bici carica di pacchi, cibarie, arnesi per i suoi ragazzi ha una potenza intima di 500 Spiriti (à i ragazzi di cui il don dice: “non mi interessa il loro passato ma solo il loro futuro”).

Mi soffermo giusto un secondo sulla tolleranza emotiva, quella orizzontale, quella che ti fa sentire livellato all’altro: questa parità vale 600 Spiriti (mentre la tolleranza da “super-io” che fa sentire più buoni, più responsabili, più pazienti in attesa che l’altro si ravveda, questa falsa comprensione vale Zero Spiriti).

Qual è il momento della matrice dello Spirito-currency?

Il battesimo di Gesù nel Giordano.

Battesimo di Gesù di Pietro Vannucci detto Il Perugino

Aprile 2017. Da Amman prendo un minibus collettivo, bianco, che parte soltanto quando è pieno. Vado verso ovest, su strada ben asfaltata, arabescata da serpentine di sabbia. Deserto tutto intorno, arancione come un frullato di mango e melone (come non puoi girare le spalle alla morte, così non puoi girare le spalle al deserto). Sporadici cespugli iodio. Qualche bugno rosso, come se la terra avesse preso delle martellate e si fosse infiammata.

Scendo dopo 40 km, a Betania oltre il Giordano, dieci case zafferano. Da una biglietteria beige parte la visita al sito in cui Giovanni Battista battezza intorno al 30 d.C. Accedo con l’accompagnatore Rahul, sorvegliante moro dalla pelle bergamotto che controlla che io non dia in escandescenze o che non rubi sassi per poi rivenderli come frammenti sacri.

Aria calda quanto un peto del sole e pesante come se i pulviscoli fossero di piombo (siamo a 350 metri sotto il livello del mare). Il percorso obbligatorio scorre sotto una tettoia in legno senza soluzione di continuità. Tamerici curiose sporgono fiori bianchi nel passaggio coperto.

Sulla destra spicca l’unico edificio della zona, la chiesa greco-ortodossa di San Giovanni Battista, rosata con cupola d’oro. Ha la forma di locomotiva di treno a carbone, col posto-guidatore squadrato, con archi laterali che potrebbero sormontare ruote, con cupoletta anteriore a mo’ di fumaiolo.

Questa Betania (ne esiste un’altra a 3 km da Gerusalemme) è lo stesso luogo in cui, nel IX secolo a.C., si isola Elia. Il profeta, per guadare il Giordano, spartisce, imitando Mosè, le acque. Pare poi che da qui Elia ascenda al cielo caricato su un carro di fuoco (Libri dei Re).

Arrivo al Giordano, fiumicello senza pretese, largo una dozzina di metri. Lo osservo al riparo di una pensilina issata su quattro pali, modello fermata del bus. Due soldati giordani in tuta mimetica stanno di guardia, mitragliette spianate. L’acqua ha il colore della sabbia per il gatto. La riva è fiancheggiata da arbusti che, per restare in tema, sono verde militare.

A metà del fiume emergono boe collegate, lunga salsiccia galleggiante che segna il confine con la Cisgiordania, territorio “occupato” da Israele. Sull’altra sponda sono schierati venti militi delle Israel Defence Forces (Tzahal): per sconfiggerli in eventuale conflitto i due giovanotti giordani dovrebbero essere Rambo e Terminator.

Dal lato cisgiordano tre donne pallide e bionde, avvolte in camicioni bianchi, entrano nell’acqua limacciosa e grigia. Rahul mi dice che gli ebrei, eccellenti nel business, hanno costruito un hotel a cinque stelle dove possono fermarsi i cristiani che vogliano riprodurre l’antico battesimo nel fiume.

Giovanni battezza dalla parte del Giordano dove sto io. Il fiume, ai suoi tempi, è largo e impetuoso. Chi viene da Gerusalemme e dalla Giudea deve attraversarlo su barche robuste.

“Giovanni porta un vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle. Il suo cibo sono locuste e miele selvatico” (Matteo 3, 4 – 5)

Se volete un consiglio imprenditoriale potreste aprire qui a Betania un chiosco che venda panini alle locuste intinte nel miele, così da riproporre i sapori dell’epoca. Oppure potreste mercanteggiare abitini in pelame di cammello (non di dromedario che è un cammello operato per un cancro al seno).

Giovanni viene rappresentato in molti dipinti con capelli arruffati e secchi/pelle corrugata dal troppo sole/magrezza eremitica. Leonardo da Vinci lo mostra come un giovane imberbe, dal sorriso enigmatico e ipnotico da Gioconda. La pelliccia cammellifera gli lascia scoperta la spalla destra. La capigliatura, riccia e abbondante, ricorda il moto vorticoso delle acque del Giordano.

Gli occhi del soggetto leonardesco sono appena strabici, scuri e screziati d’ambra, un po’arrossati sulle cornee. Naso e bocca assumono un’ambiguità sessuale sottilmente inquietante. Il tratto di torace nudo è privo di peli. L’indice della mano destra, puntato verso l’alto è, secondo Picasso, una promessa di Paradiso.

Giovanni battezza nell’acqua, secondo un rito iniziatico antico. L’iniziando è portato a uno stato simile alla morte, con la perdita dei sensi, col corpo eterico che si stacca dal corpo fisico. L’io dell’iniziando, libero dalla fisicità, si eleva a mondi spirituali che vede e gusta.

Tornato in sé, l’iniziato mantiene la sapidità dello Spirito; diciamo che nell’anima e nell’io vengono aperti conti correnti su cui sono accreditati Spiriti.

La turbolenza del Giordano aiuta a raggiungere una condizione assai vicina all’annegamento e Giovanni trattiene con forza leonina gli iniziandi incoscienti sommersi dall’acqua. Poi il Battista li tira in salvo e i battezzati ricordano quel mondo spirituale che prima era al di fuori di loro e di cui adesso sono partecipi. Chi è estratto dall’acqua sa di avere in sé la vita spirituale, sa di non essere unicamente confinato nel corpo di materia fisica, sa che l’elemento che gli si è presentato nell’iniziazione è il medesimo che Mosè ha visto nel roveto ardente e nella folgore sul Sinai, Jahvè, “Io sono l’io sono”. Con lo Spirito acquisito gli iniziati sanno di esistere oltre la propria materialità, sanno dell’“Io sono” divino.

Giovanni avverte comunque i suoi iniziandi: “Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Matteo 3, 11 – 12). 

“Gesù viene dalla Galilea al Giordano, per farsi battezzare da Giovanni. Questi però vuole impedirglielo affermando: -Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? (Matteo 3, 14 – 15). Gesù, uomo evoluto al fantastilione di Spiriti, avrà bisogno al massimo di 2 o 3 Spiriti supplementari. E poi, lui sta per introdurre il battesimo in Spirito e fuoco.

“Gesù risponde a Giovanni: -Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia (Matteo 3, 15 – 16). E cioè: -Ok, Gio’, stiamo per passare a una nuova iniziazione ma le rivoluzioni non si fanno in mezza giornata. Seguiamo la tradizione e poi, gradatamente, ci sarà il passaggio-

“Allora Giovanni lo lascia fare. Appena battezzato, Gesù esce dall’acqua ed ecco, si apre il cielo e Giovanni vede lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su Gesù. Una voce dal cielo dice: -Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui mi manifesto-” (Matteo 3, 16 – 18)

È questo il momento in cui l’entità Cristo si appropria dell’uomo Gesù.

L’entità Cristo è pluridefinibile e, di sicuro, non del tutto definibile.

Una definizione potrebbe essere questa: il Cristo è Dio che si immette totalmente nell’uomo. È tutto lo Spirito, il 100% degli Spiriti, che si accasa nell’uomo.

La nuova iniziazione consiste nel non avere più bisogno dello stato abnorme della simil-morte per toccare i mondi spirituali. Lo Spirito di Dio è dentro l’uomo, fin nel suo corpo fisico, fin nella sua materialità. Per vedere e sentire lo Spirito basta volerlo, basta avvertire il fuoco della positività nelle proprie vene.

Giotto, Battesimo di Gesù, Cappella degli Scroegni

Bene. Io ho parlato all’inizio di uno Spirito conteggiabile come dei soldi.

Ma perché mai misurare lo Spirito se l’uomo-Gesù al battesimo di Giovanni è stipato di Spiriti divini? Perché mai soppesare lo Spirito se lo Spirito assoluto è, come direbbe Hegel, sciolto (ab solutus) nell’uomo?

È indubbio che l’uomo, a Betania, benefici di una promozione: lo Spirito che prima va cercato nella vecchia iniziazione è ora appuntato in lui come i gradi di un generale.

Però, sapete come sono le promozioni.

Probabilmente nel corso della vostra attività lavorativa avete visto colleghi che un giorno sono stati promossi: da vostri paritari sono in un colpo divenuti i vostri dirigenti.

La mia esperienza mi fa affermare che 99 dirigenti su 100, 24 ore dopo la nomina, scordano la loro precedente posizione con le criticità annesse. Il dirigente diventa subito un capetto che lancia ordini esagerati, che gode di qualche angheria somministrata, che si pavoneggia di un poterucolo grottesco.

La promozione gli dà alla testa e lo istupidisce.

Pensate ora alla grande promozione allo Spirito divino incorporato.

Un uomo, che non sia il Cristo Gesù, si insuperbisce immediatamente di una acutezza mentale che deve per forza avere. E d’emblée gli scatta il processo materialistico dell’intellettualismo (à intellettualismo = Zero Spiriti).

Un uomo si sente presuntuosamente depositario del segreto dell’Universo. E allora gli partono le sentenze: tutti dovrebbero comportarsi così, bisogna che ognuno faccia in codesto modo, tutti devono nutrirsi con questa dieta (“tutti devono” e “ognuno deve” = Zero Spiriti).

Poi decolla la supremazia di civiltà, il primato della ragion pratica, l’egemonia culturale, la superiorità morale (ci sono più santi che nicchie) à Tutta roba da Zero Spiriti.

Per questo è meglio verificare, avendo l’entità Cristo a disposizione, di agire in puro e divino Spirito. Per questo è meglio controllare se io sto servendo a qualcuno (proprio a lui, non a me di rimbalzo). Servire e innalzare la qualità di vita dell’altro è la manifestazione di qualche centinaio di Spiriti.

Se non baro, io so se servo, io so se detengo lo Spirito.

All right, lettori. Se siete giunti fin qui, alla fine dell’articolo, vi siete guadagnati un bonus da 100 Spiriti, da aggiungere ai vostri o da spendere, come una fiche turchina, in un cielo immateriale.

Carlo Maria Milazzo

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