Il principe Alessandro Farnese a Bologna
L’immagine di Alessandro Farnese (Roma 1545 – Arras 1592) quale guerriero audace e valoroso è impressa nella mente di molti emiliani grazie al monumento equestre realizzato dallo scultore toscano Francesco Mochi, su proposta dei notabili locali, per la piazza grande di Piacenza di fronte all’antico Palazzo Gotico. Il duca Alessandro, figlio di Ottavio e di Margherita d’Austria (figlia naturale di Carlo V), avvolto da un mantello svolazzante con uno sguardo fiero sprona al galoppo il cavallo con una criniera al vento e gli occhi vividi. Il monumento bronzeo, caratterizzato da una dinamicità protobarocca, è posto su un grande basamento marmoreo corredato di iscrizioni coi titoli dinastici e bassorilievi che celebrano i suoi meriti militari e diplomatici: la battaglia di Lepanto, il trattato di Arras con il quale le Fiandre cattoliche si sottomisero alla Spagna, l’assedio di Anversa con il ponte sul fiume Schelda e l’incontro con alcuni dignitari nemici. L’altra statua equestre bronzea di Mochi nella piazza centrale – attualmente denominata Piazza dei cavalli – è senz’altro più classica e tesa a rilevare i meriti amministrativi del duca Ranuccio, figlio di Alessandro Farnese dal 1586 reggente del ducato di Parma e Piacenza, coi bassorilievi ornati dalle allegorie della Pace e del Buon governo.
Dal 27 aprile alla Pinacoteca nazionale di Bologna, nella sezione del Rinascimento, c’è l’opportunità per alcuni mesi di ammirare il ritratto di Alessandro Farnese, all’età di circa quindici anni. Il prestigioso dipinto proviene dalla National Gallery of Ireland di Dublino nell’ambito di una collaborazione in cui la Pinacoteca bolognese ha concesso prestiti alla mostra Lavinia Fontana: Trailblazer, Rule Breaker recentemente inaugurata nella capitale irlandese. Il Ritratto del principe Alessandro Farnese, eseguito presso la corte dello zio – il re Filippo II – è attribuito alla pittrice cremonese Sofonisba Anguissola nel primo periodo del suo soggiorno alla corte di Madrid protrattosi sino al 1573. La didascalia e il pannello precisano: «La pittrice rielabora un precedente ritratto di Alessandro Farnese eseguito da Anthonis Mor (Parma, Galleria Nazionale), rinvigorendo i toni ombrosi dell’artista fiammingo con tonalità di bianco, oro e argento, trasformando il bambino malinconico in un giovane ed elegantissimo principe oramai adolescente. La viva e sensibile consapevolezza di sé del giovane principe emerge dal leggerissimo chiaroscuro del viso che delinea il delicato incarnato, dalla disinvoltura con cui indossa il prezioso abbigliamento, indicativo del rango, che la pittrice descrive con accuratezza e sensibilità materica per le stoffe, i bottoni, la pelliccia di ermellino».
La personalità carismatica di Alessandro Farnese – che conosceva varie lingue: latino, tedesco, francese, fiammingo, spagnolo – si intravede già nel ritratto ufficiale. Il giovane si offre al nostro sguardo col piglio sicuro del suo rango: costume color senape, camicia ricamata sotto il farsetto e corti pantaloni a sbuffo sulle cosce coperte da calze bianche; l’abbondanza di perle, inserite sul cappello nero piumato e sul mantello, sottolinea l’amore per il lusso; la sua propensione per l’arte militare è evocata dalla mano sinistra, coperta da un guanto nero, che impugna l’elsa della spada consentendo così di mostrare l’interno del corto mantello foderato di prezioso ermellino. Non vi è dubbio che la viva compenetrazione della pittura con le varie arti (che oggi definiremmo ‘applicate’) – tessitura, sartoria, filatura, ricami e oreficeria – trovi un sublime esempio.
Rosaria Campioni