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Il Parco nazionale d’Abruzzo compie 100 anni

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Il Parco nazionale d’Abruzzo compie 100 anni

Nell’inverno tra il 1922 e il 1923 l’Italia si stava ancora leccando le ferite della Grande Guerra ed era appena entrata nell’era della disastrosa dittatura fascista che avrebbe portato alla tragedia della Seconda Guerra mondiale. Eppure in quel periodo di stravolgimenti politici e sociali a Pescasseroli, piccolo paese della Marsica abruzzese, alcuni cittadini raccolti attorno alla famiglia Sipari, una storica famiglia di allevatori di pecore della zona, decidono di dare vita al Parco nazionale d’Abruzzo, di cui quest’anno ricorre il centenario.

In una terra e in un’epoca in cui la stragrande maggioranza della popolazione era costituita da agricoltori e allevatori sembrava assurdo dare vita ad un ente che si proponeva di difendere orsi e lupi, predatori di greggi e mandrie, o anche camosci, cervi e caprioli che di colture agricole si nutrono. E non si trattava solo di questo. Per salvaguardare specie vegetali rare, sarebbero stati messi sotto tutela anche terreni che facevano gola per ricavare nuovi pascoli e quindi a forte rischio di deforestazione.

L’area protetta prese vita dalla coscienza che in quell’angolo di terra, isolata dal resto del mondo, stretta, come ha scritto Ignazio Silone, tra le cime invalicabili dell’Appennino e “l’importuoso” mare Adriatico, si erano conservate specie animali uniche, come l’Orso bruno marsicano, il Camoscio d’Abruzzo e il Lupo appenninico, e specie vegetali che altrove stavano sparendo.

Il parco fu inaugurato, su iniziativa di privati cittadini, il 9 settembre 1922, ma istituito ufficialmente con regio decreto l’11 gennaio 1923. È per questo che le celebrazioni per il primo secolo di vita sono iniziate l’anno scorso e proseguite quest’anno.


La data di istituzione del parco scolpita su una roccia all’ingresso di Pescasseroli

La data dell’inaugurazione fu scolpita su una roccia all’ingresso di Pescasseroli, oggi capitale indiscussa del parco. Il centenario è stato invece scolpito su argento: la Zecca dello Stato ha emesso una moneta da 5 euro, presentata ufficialmente il 22 aprile 2023, proprio a Pescasseroli. Lo stesso giorno le Poste Italiane hanno emesso un francobollo con annullo filatelico per ricordare il secolo di vita di quello che dal 2001 ha assunto il nome ufficiale di “Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise”.

Avviata con pochi ettari, l’area protetta oggi ha raggiunto una superficie di 496 chilometri quadrati, espandendosi anche nelle limitrofe regioni di Lazio e Molise. La sua crescita e il suo sviluppo non sempre sono stati lineari e neanche privi di errori e di correzioni di rotta. Quando è stato istituito il parco, per gli abitanti di questi luoghi, in prevalenza agricoltori e allevatori, gli unici lupi o orsi buoni erano quelli morti. Successivamente, con il boom economico, sono arrivati anche i rischi di speculazioni edilizie e cementificazione. La crescita del turismo ha portato ricchezza, ma ha anche aumentato i rischi nel rapporto tra i grandi predatori (orso in primis, ma anche lupo) e l’uomo.

Trovare la giusta via non sempre è stato facile, ma i problemi sono stati affrontati con la consapevolezza che per un’area protetta è fondamentale l’approvazione delle popolazioni residenti. La questione della convivenza tra greggi e predatori esiste ancora oggi, ma l’ente Parco è impegnato a indennizzare i danni di tasca propria, mentre lo stop ai palazzinari non si è trasformato necessariamente in vincoli insopportabili per le esigenze edilizie dei residenti. Infine la convivenza con il turismo ha trovato un equilibrio grazie ad una intensa attività di comunicazione e di informazione sui luoghi da frequentare e i comportamenti da adottare.

La crescita è stata lenta, ma costante. Nel 1967 il Parco Nazionale d’Abruzzo ha ottenuto la prestigiosa certificazione del “Diploma europeo delle aree protette” per la conservazione della natura. Il suo successo è dovuto al fatto che il cuore e la passione per la natura qui vanno a braccetto con l’economia, a riprova che la tutela dell’ambiente non può prescindere dalla sostenibilità economica.

A sancirlo, a cavallo degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, sono state addirittura le statistiche del Sole 24Ore: nel 1989, Civitella Alfedena, uno dei piccoli comuni del parco, è risultato al primo posto in Italia per il valore dei depositi bancari pro capite e al terzo posto per gli investimenti in rapporto agli abitanti. Un paesino di 300 abitanti che fa concorrenza alle grandi città del nord non si era mai visto. Gli agricoltori e gli allevatori, che un tempo si chiedevano perché sostenere un ente che difende orsi e lupi, oggi grazie al parco si sono trasformati in guardia-parco, guide turistiche, ristoratori, affittacamere.

E così le amministrazioni comunali si sono messe in fila per essere accolte nell’area protetta. Sulla scia del primo parco, in Abruzzo sono nati altri due parchi nazionali, quello del Gran Sasso e quello della Maiella. Oggi la superficie tutelata, in quella che meritatamente viene chiamata la regione verde d’Europa, è pari al 36% del territorio regionale, contro una media dell’11 per cento della superficie nazionale e del 24 per cento della superficie europea.

Giuseppe Di Paolo

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