Il lupo in Parlamento
Il lupo, una delle figure delle favole e di un vecchio mondo rurale scomparso, riprende oggi piena attualità nella sua veste di predatore. Suscita preoccupazione e timori per le attività rurali, ma sui social si legge di chi lo difende e vorrebbe dargli le da mangiare le crocchette come a un animale domestico. Da tutto a prescindere, per una serie di condizioni ambientali la sua dinamica di popolazione ha fatto un notevole balzo in avanti e la problematica è già da tempo sul tavolo di un certo numero di amministrazioni locali e, per quanto è dato sapere, sui tavoli delle Regioni Emilia-Romagna e Liguria.
Ma quanti sono i lupi oggi in Italia? La stima ufficiale è quella fatta dall’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerche Ambientali) che indica da 3300 a 3600 la consistenza della specie sul territorio nazionale (dato che si ritiene peraltro sottostimato dall’Istituto stesso). Comparando il dato con l’estensione delle aree di presenza del lupo (41.600 km2 nelle regioni alpine e 108.500 km2 nelle regioni peninsulari), si può affermare che la specie occupa la quasi totalità degli ambienti idonei nell’Italia peninsulare (isprambiente.gov.it).
Dunque specie selvatica in evidente espansione, il lupo è oggi uno dei selvatici maggiormente “chiacchierati” da esperti veri e sedicenti tali, tecnici, ambientalisti, cacciatori, allevatori e gente comune. Di tale situazione quasi all’ordine del giorno nelle cronache di diverse località del Paese, si è parlato il 9 gennaio alla Sala Matteotti della Camera dei Deputati, grazie a un’iniziativa dell’on. Francesco Bruzzone, componente della XIII Commissione Agricoltura della Camera e responsabile del Dipartimento della Lega per la gestione della fauna selvatica. L’on. Bruzzone ha invitato la Federazione Italiana della Caccia e il Coordinamento Cacciatrici della stessa Federazione a presentare il report (autore il Coordinamento Cacciatrici) sull’impatto del predatore-lupo nei confronti non solo dei cani da caccia, ma anche dei cani domestici e da guardiania. Un fenomeno che oltre a boschi e ambienti rurali è aumentato in modo costante anche in contesti urbani, come cortili e strade di paesi o città innalzando anche l’allarme sociale e la preoccupazione dei cittadini. Al termine del convegno, l’Ufficio Stampa della Federazione ha emesso un comunicato stampa dal quale estrapoliamo i passi principali.
Per inciso, l’iniziativa del Coordinamento Cacciatrici Federcaccia di raccogliere e catalogare episodi comprovati riguardanti gli attacchi e le predazioni dei cani da parte del lupo, con il supporto di Federcaccia Nazionale e in collaborazione con l’Ufficio Studi e Ricerche della Federazione, non è e non vuole sostituire il lavoro scientifico di tecnici e ricercatori, ma è improntato al massimo rigore e serietà, separando i fatti dalle chiacchiere, col preciso intento di prendere le distanze da chi -per vari e diversi interessi – tende da un lato a ridimensionare o dall’altro a esagerare gli effetti della presenza del lupo. Al momento della chiusura in tipografia del report suddetto, lo scorso 31 agosto 2023, erano state registrate circa 400 predazioni, tutte attentamente verificate. Solo una parte di quelle avvenute e per i più svariati motivi non denunciate o non attribuibili con certezza e quindi scartate. Da allora il lavoro del Coordinamento non si è fermato e il gruppo di lavoro continua a raccogliere e registrare predazioni che si verificano con sempre maggiore frequenza. Un fenomeno che non è possibile ignorare per una richiesta di sicurezza da parte della società, ma anche e soprattutto perché la sua gestione rappresenta un elemento cruciale per garantire una convivenza pacifica ed equilibrata tra l’uomo e il lupo.
Da qui la dichiarazione del Presidente nazionale di Federcaccia, Massimo Buconi: “È necessario che le Istituzioni e la politica adempiano al loro ruolo e prendano atto di quanto sta accadendo. Lo sta facendo l’Europa, dove la Presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato che il ritorno dei lupi è una buona notizia per la biodiversità in Europa. Ma la concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale e la Commissione Europea propone di rendere il lupo “protetto” anziché “rigorosamente protetto”. Lo stanno facendo molti Stati europei e la vicina Svizzera. E ci fa piacere che rispondendo al nostro stimolo in questo senso lo faccia oggi la politica italiana”. Subito precisando nelle conclusioni che: “Il lupo, lo ripeto ancora per evitare ogni strumentalizzazione che ogni volta in cui si affronta il tema della sua gestione, come di quella di altri carnivori o di qualsivoglia specie, viene subito prontamente messa in atto, non è una specie cacciabile e in tutta sincerità non interessa ai cacciatori che lo diventi. Lo Stato ha uomini e risorse professionali adeguate ad affrontare, se lo vorrà, la questione. Ma come cittadini che vivono la ruralità e sostengono le attività a questa legate, siamo interessati a che la gestione del lupo e dei conflitti che la sua presenza genera, vengano affrontati dalle Istituzioni”.
Quanto al report summenzionato, oggetto del convegno, Isabella Villa, giornalista, responsabile del Coordinamento Cacciatrici, ha aggiunto: “Come sottolineato dal Presidente, il nostro Report si propone di fornire una fotografia dettagliata di quanto sta accadendo, con la predazione dei cani da caccia, ma non solo. Non sono isolati i casi di cani predati mentre si trovavano a passeggio, a guinzaglio, con i proprietari. Una fotografia comunque incompleta perché ancora troppe persone preferiscono non denunciare, anche se in questo senso stiamo notando un certo cambiamento di mentalità. Si sta evidenziando uno stato di allarme sempre più diffuso, dove sindaci invitano la gente a non uscire la notte per evitare incontri indesiderati. Un chiaro limite alla libertà dei cittadini oltre alla prova che il rischio c’è e se ne è consapevoli. Basti pensare che dal 31 agosto, data della chiusura del report in tipografia, ad oggi sono state registrate oltre 150 predazioni a danno di cani, dato comunque sottostimato nonostante una maggiore sensibilità a denunciare”.
Il cambiamento delle abitudini, dalla maggiore confidenza con l’uomo al fenomeno dell’ibridazione e della diffusione di patogeni con i cani, ha portato al rischio concreto che i cani vengano percepiti anche come prede. Lo studio condotto dal Coordinamento Cacciatrici di Federcaccia dimostra che la maggior parte delle predazioni avviene di mattina per un 60,7% e per il 18% di notte, per lo più da parte di un branco (49,4%) e, nel 25,8% dei casi da parte di un individuo isolato. Per il 52,8% le predazioni si verificano in aree boscate, per il 24,7% in case isolate e per il 15,7% in contesti agricoli. La stragrande maggioranza dei cani attaccati (69,7%) arriva al decesso. Il danno economico in genere si attesta tra i 1000 e i 5000 euro, mentre per il 17,8% dei casi la perdita va dai 5000 ai 10000 euro. Gli stessi monitoraggi regionali vedono il progressivo avvicinamento di esemplari nelle aree antropizzate, anche sulla base delle segnalazioni che pervengono dai cittadini, dai Comuni e dalle associazioni.
L’apporto tecnico-scientifico al convegno è venuto dalla dottoressa Giorgia Romeo, esperta di eco-etologia della fauna selvatica con esperienza pluriennale di numerosi progetti relativi al lupo, la quale ha illustrato il quadro complessivo del “fenomeno lupo” in Italia, basato sui più recenti dati a disposizione della comunità scientifica nazionale. “Le conoscenze attuali – ha dichiarato – ci consentono di comporre un quadro abbastanza preciso di presenza e distribuzione del lupo in Italia. Le azioni di conservazione intraprese negli anni hanno favorito la naturale e graduale espansione della specie. Un fenomeno che oggi arriva ad interessare anche aree periurbane con possibili interazioni che necessitano un’accurata e valutata gestione”.
Anche il Dr. Piero Genovesi di Ispra ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro svolto dal Coordinamento: “Seguiamo questo tema con attenzione e ringraziamo la Federcaccia e il Coordinamento che hanno raccolto dati per noi preziosi. L’Italia è il Paese con più lupi d’Europa, e questo aumenta i conflitti e le possibili interazioni con l’uomo e gli animali domestici. La predazione non scatena solo un aspetto economico ma anche un aspetto emotivo che non può essere ignorato. Siamo in una fase dinamica e l’aumento di conflitti deve aprire a forme di gestione”.
Presenti in sala, fra gli altri, i senatori Simone Bossi e Paolo Ripamonti, il Presidente di Fondazione Una Maurizio Zipponi, Niccolò Sacchetti di Coldiretti e Luca Brondelli di Confagricoltura, la dottoressa Paola Aragno di Ispra, oltre rappresentanti della stampa specializzata e generalista, cui si sono aggiunti numerosi spettatori che hanno potuto seguire on-line i lavori. “Sono lieto – ha dichiarato l’onorevole Bruzzone – di aver organizzato questa presentazione, che ritengo di grande importanza per sensibilizzare i colleghi parlamentari e le Istituzioni in generale su questo tema. C’è una forte aumento della presenza del lupo nel Paese. La politica deve dare una risposta. So che non è facile, ma credo sia doveroso. Anche perché, ricordiamocelo, la fauna selvatica è proprietà dello Stato, questi animali sono di proprietà dello Stato, e quindi lo Stato non può tirarsi indietro, non può girarsi dall’altra parte e fare finta di niente. L’appello che faccio alla politica e alla scienza è quello di fare in modo che la risposta dello Stato ci sia. Sia chiaro: nessuna caccia al lupo, ma una sensibilità verso gli animali domestici e di affezione che meritano una maggiore tutela”. Al termine degli interventi ha preso la parola il Sottosegretario per le politiche agricole alimentari e forestali senatore Patrizio La Pietra: “In Italia per troppo tempo è mancata una vera gestione della fauna. E senza gestione non ci può essere sostenibilità. Oggi si parla di lupo, ma la gestione è mancata con i cinghiali, con i corvidi, con le nutrie, con i cormorani… portando a un’esplosione di situazioni fuori equilibrio. Fortunatamente la politica sta prendendo coscienza di questo, anche se ci troviamo di fronte a resistenze animaliste fortissime. Per quanto riguarda il lupo stiamo lavorando su un nuovo “piano lupo”. Probabilmente non sarà risolutore al cento per cento ma rispetto al vecchio piano fa passi avanti importanti. Ci sono da rivedere parametri e linee di azione. Dobbiamo metterci a un tavolo, eliminare le pregiudiziali ideologiche che non servono e attivare una gestione faunistica essenziale per il benessere di tutto il patrimonio faunistico del Paese”.
(Per saperne di più: www.federcaccia.org)
R. A.
Nell’immagine di copertina, Lupo (Archivio fotografico Regione Emilia Romagna)