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Il fiume Po, oggi non più così grande

N. 88- Aprile 2024

 

 

 

Il fiume Po, oggi non più così grande

È l’unico fiume italiano che per lunghezza e portata d’acqua si avvicina ai fiumi europei. Da noi è conosciuto anche come “il Grande Fiume”, appellativo derivato soprattutto dalle storie su don Camillo e Peppone di Giovannino Guareschi, ambientate nel paese di Brescello lungo le sponde del fiume. Sicuramente il Po è stato una prolifica fonte di ispirazione per scrittori e cineasti, primi tra tanti, Riccardo Bacchelli con il suo “Mulino del Po” e Mario Soldati, con il reportage enogastronomico “Viaggio nella valle del Po”.

Ma al di là dell’immaginario letterario, pochi forse conoscono quanto sia veramente “grande” il principale fiume d’Italia. Una grandezza data anche dall’importanza per chi vive nella valle che dal fiume prende il nome: la Pianura Padana.

Qui infatti, su una superficie di 47 mila chilometri quadrati si concentra il 40 per cento della popolazione italiana e qui la fertilità dei terreni e lo sviluppo dei distretti industriali contribuiscono a formare il 50 per cento del Pil nazionale e a produrre almeno un terzo dei prodotti agroalimentari italiani. Proprio il Grande Fiume che scorre per 600 chilometri dalle Alpi al mare Adriatico, con i suoi 30 affluenti, fornisce l’acqua necessaria per l’irrigazione, per gli usi civili e per le esigenze industriali.

Il Po a Pontelagoscuro

Negli ultimi 20 anni, soprattutto a partire dalla grande siccità del 2003, sono molti gli allarmi che hanno riguardato il fiume. Con l’arrivo dell’estate 2022 la situazione si è fatta preoccupante: sono state messe in campo perfino le immagini satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea che evidenziano una siccità del letto del fiume senza precedenti, mentre i dati dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale del Po (AdBPo) hanno confermato che il Po sta attraversando la peggiore crisi idrica degli ultimi settant’anni.

Secondo l’Anbi (Associazione Nazionale delle Bonifiche Italiane) la portata del fiume è vicino alla drammatica soglia psicologica dei 100 metri cubi al secondo a Pontelagoscuro (Ferrara), che decreterebbe la fine dell’immagine di “grande fiume”, con tutte le conseguenze soprattutto di carattere ambientale che ne possono derivare; basti pensare che il record di portata minima mensile nel mese di Luglio, anno 2006, era stato finora di 237 metri cubi al secondo (mc/sec), mentre quest’anno si attesterà presumibilmente al di sotto di 170 mc/sec.

“Nel Nord Italia viviamo una condizione di siccità finora sconosciuta ed è evidente che non basterà qualche temporale a riportare in equilibrio il bilancio idrico – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Anbi – in questa prospettiva è ancora più preoccupante che siano proprio Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte le regioni che nel 2021 hanno maggiormente consumato e cementificato il suolo, sottraendolo all’agricoltura ed alla naturale funzione di ricarica delle falde, accentuando al contempo il rischio idrogeologico”.

Il Grande Fiume rischia di farsi piccolo e se Vincenzi sottolinea fattori antropici importanti (cementificazione) che pesano sulla ricarica delle falde, ci sono fattori climatici, che solo parzialmente dipendono dall’uomo, che stanno modificando pesantemente le risorse idriche del pianeta. Le piogge infatti potrebbero non bastare più: negli ultimi decenni si sono sciolti i ghiacciai che erano la riserva idrica più importante per la Pianura Padana, come nel caso del grande ghiacciaio del Lys sul Monte Rosa che si è ridotto di un terzo negli ultimi anni, fino al punto che il torrente Lys, affluente della Dora Baltea, uno dei grandi fiumi che alimentano il Po, questa estate è rimasto quasi a secco.

Nella storia le variazioni climatiche sono una costante. Periodi più caldi si sono alternati a periodi più freddi con l’uomo che ha sempre saputo adattarsi e riorganizzarsi. Oggi però queste variazioni sembrano aver accelerato lungo una china pericolosa che richiede un’eguale accelerazione nelle misure da adottare per ridurre gli effetti negativi: si va dalla necessità di ridurre delle emissioni che danneggiano l’ambiente alla razionalizzazione del consumo di acqua nelle attività produttive e nella vita di tutti i giorni.

Giulio Di Palma

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