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Grandeur e grandezza: Francia e Italia al tempo del Re Sole

N. 96- Gennaio 2025

 

 

 

Grandeur e grandezza: Francia e Italia al tempo del Re Sole

Grandeur è la grandezza della Francia, in ogni epoca. E in ogni epoca si è intrecciata con la genialità della cultura italiana: un rapporto particolarmente stretto durante il lunghissimo regno del re Sole.

Quella “grandeur” che andiamo ad ascoltare è la musica che accompagnava il Re di Francia, Luigi XIV, in ogni momento della sua vita quotidiana. Divenuto re a soli 4 anni, egli visse dal 1638 al 1715 ed ebbe come tutore il cardinale Giulio Mazzarino, designato dal morente cardinale Richelieu che era al servizio di Luigi XIII.

Il cardinale Giulio Mazzarino era di provenienza italo – aquilana.

Robert Nanteuil, Ritratto del cardinal Mazzarino

Fu l’onnipotente Mazzarino (nato a Pescina nel 1602, morto nel 1661 nel castello di Vincennes) ad infondere in Luigi XIV l’amore per le arti, soprattutto italiane. Essendo egli stesso elegante collezionista, amò contornarsi di opere di Correggio, Veronese, Tiziano e Raffaello.

Luigi XIV, scampato ben 5 volte a morte certa (poco meno che ventenne l’ultima febbre tifoidea gli fece perdere tutti i capelli) pilotò la Francia a signoreggiare sull’Europa intera, diffondendo inoltre arti e lettere. Fu lui a far costruire il sontuoso castello di Versailles. Dopo aver invaso l’Olanda, conquistò anche il Piemonte e riuscì a portare in Spagna il Casato. 

Ha solo 22, anni nel 1660, quando anche se non la ama, prende, per esigenze di Stato, Maria Teresa d’Asburgo – principessa di Spagna e sua doppia cugina – come sua sposa.

La musica italiana intanto, si fa strada presso la corte francese per merito del diplomatico e politico cardinale italiano già dal 1645, quando Luigi XIV aveva appena 7 anni.

Il Mazzarino “custode” fu anche un protagonista di opere letterarie nelle quali tutti noi abbiamo avuto il piacere d’immergerci: 200 anni dopo Alexander Dumas padre (1802 – 1870) fece dell’imponente figura di Mazzarino la protagonista di suoi famosi romanzi a carattere storico: I tre Moschettieri, Vent’anni dopo e il Visconte di Bragelonne.

Un altro famoso italiano divenne interprete di una delle 277 opere di Dumas padre, l’alchimista ed esoterista palermitano Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, meglio noto come Cagliostro, quasi un antenato del torinese Gustavo Adolfo Rol, vissuto nel XX secolo.

Giardino della Venaria Reale

I giardinieri francesi del re Luigi XIV Jacques Gelin, Alexandre Bellier e i Duparc sono attivi presso la Casa Savoia a Torino, ed in Piemonte arriva anche nel 1679 André Le Nôtre, che si prenderà cura dei giardini del Castello di Racconigi, di Palazzo Reale e della Venaria Reale.

Mazzarino aveva reso la vita difficile all’abate librettista Perrin e a Robert Cambert. Questi ultimi avevano intuito che la grande fortuna del dramma francese sarebbe stata quella di musicarlo alla “maniera italiana” nell’intera forma. A breve arrivò l’interesse di Luigi XIV, al quale si associarono lo stesso Mazzarino, Perrin, Cambert ma anche Chaperon ed il marchese di Souderac. Con il sostegno del sovrano il “Jeu de Paume” si trasformò e come sala da spettacoli accolse l’Accademie Royale de Musique. Ciò permise nel 1671 di offrire ad una platea più vasta e non solo all’alta nobiltà, la prima opera francese. Essa era una sorta di pastorale, sulla falsa riga del modello italiano, lasciatoci nell’Aminta da Torquato Tasso o nel Pastor fido da Giambattista Guarini.

Ben 8 mesi di repliche! All’epoca del Re Sole, la Francia e gli artisti che lavorarono presso la corte, produssero uno “stile” che non fu eguagliato neppure dalla Germania.

Mazarino arrivato al potere nel 1643, si attiva immediatamente per introdurre l’opera in Francia, a scopo politico. I compositori veneziani Giovan Battista Balbi, Giacomo Torelli, Francesco Cavalli e pure Claudio Monteverdi, accettando l’invito, producono un genere lirico che verrà rappresentato già durante i festeggiamenti per le nozze del Re Luigi XIV, con l’Infanta di Spagna. Francesco Sacrati (1605-1650) su testo di Giulio Strozzi portò in scena l’opera “La finta pazza” nella quale alla protagonista Deidamia, ruolo centrale dell’opera, viene affidata la linea vocale del soprano.

Francesco Cavalli, https://youtu.be/d4qXDiF3ufc

 Francesco Cavalli, nato nello stesso anno 1602 del Cardinale (morirà nel 1676) fu un celebre compositore, seguace e successore di Claudio Monteverdi. Egli raffigurò musicalmente “L’Ercole amante” su testo di Francesco Buti. Nell’opera, della durata di circa 4 ore e 30 minuti, la protagonista femminile fu Deidamia. Alla recita prese parte lo stesso Re Luigi XIV, il quale danzò e rivestì i tre ruoli di Plutone, Marte e Sole. Forse fu da questa interpretazione che re Luigi decise di chiamarsi Roi Soleil – Re Sole.

 Alcune fonti specificano che l’Ercole amante fu messo in scena 2 anni dopo, nel 1662, ed al suo posto venne rappresentato il Xerse sempre del Cavalli.

Il primo clavicembalista alla corte di Luigi XIV fu Jacques Champion de Chambonnieres, il quale diede vita al gusto descrittivo e programmatico che venne praticato in seguito da tutti i clavicembalisti ma, il più grande clavicembalista francese fu Francois Couperin nato nel 1668 e morto nel 1733. Questi lavorò a stretto contatto con la più titolata nobiltà parigina, componendo per loro ben 240 pieces de clavecin. L’art de Toucher le clavecin, del 1717, rimane il suo capolavoro didattico. Francois (detto il Grande) tratteggiò sempre l’ambiente di corte, nel quale emergevano i caratteri dei suoi appartenenti, ai quali nelle sue linee melodiche riusciva ad affiancare anche il richiamo degli animali.

Couperin – pezzi per clavicembalo

Questa particolarità la ritroviamo anche nelle composizioni di Antonio Vivaldi (1678-1741), quasi contemporaneo al Couperin. In breve il francese si spinse ad adoperare disinteressatamente il cromatismo tipico dell’arte italiana di Lulli(y) e Corelli. Sappiamo benissimo che l’eleganza e la magniloquenza nella stesura orizzontale, ricca di ornamentazioni ed abbellimenti tipicamente appartenenti alla Grande Scuola Italiana, doveva fondersi con la costante simmetria verticale contrappuntistica peculiarità dell’armonia francese.

Francois Couperin

Fu Norbert Dufourcq a raccogliere il vissuto di tutti i facenti parte della famiglia Couperin che vantava molti musicisti degni di nota. Oltre al Grande Couperin, composero per il Sovrano, anche Forqueray, Lulli(y) e Marin Marai. Con le loro composizioni allietarono il rito dell’addormentamento, nella Reggia di Versailles con i Coucher du Roi https://youtu.be/W3tciOXERFM?si=PbN9suhxXk58Z32f

I “coucher” erano eseguiti sempre alle ore 21.30, nelle chambre du Roi, alla presenza degli appartenenti alla Corte, dopo che il Re si era congedato dalla moglie. Tombeaux e Hommages divennero quei “pensieri musicali” di breve durata inseriti per dare espressività a commemorazioni, a ricordi, a piccoli momenti che potevano passare dall’intimità alla valorizzazione di un discorso pubblico dello stesso Re. Antoine Forqueray (1672 – 1745) fu il più grande virtuoso “gambista” di viola ed a soli 17 anni divenne musicista ordinario della cambre du Roi.

Jean Baptiste Lulli(y) di origine toscana, nacque nel 1632 e morì a 55 anni. Godette di una profonda amicizia da parte del Re Sole che ricambiò producendo importantissime composizioni, come il Te Deum

https://youtu.be/RKKvc7K2jtA?si=2_E-ZnPYOmcOPGAb

Il Te Deum di J.B. Lully è un canto liturgico di ringraziamento, composto da versetti ritmici. Probabilmente fu scritto dal vescovo della Dacia inferiore Niceta di Remesciana, nel V secolo. Il testo fu attribuito anche a sant’Ambrogio, sant’Agostino e sant’Abbondio.
Altra importante composizione di Lully per il Re Sole fu il Dies Irae.

Il carattere delle composizioni italiane ben si sposava con quello che era il desiderio di sfarzo da parte del Re stesso. Lulli(y) aveva solo 12 anni, nel 1644, quando venne venduto da suo padre al Duca di Guisa, cugino della Grand Mademoiselle de Montpensier, la quale gradiva circondarsi di personaggi strani. Da semplice becero di Lungarno, Giovanni Battista Lulli, si trasformò in J.B. De Lully scudiere, consigliere e segretario del Re Sole: insomma un faccendiere sempre attento a perfezionare ciò che avevano creato gli altri. A tutto questo aggiunse il fatto di essere italiano; perciò concepì di suo musica di scena arguta, elegante e precisa, anche se di semplice struttura.

Nel 1672 ottenne dal Re Sole di far costruire una nuova sala nella Rue Vaugiraud e qui, insieme a Filippo Quinault, che gli prestò la sua voce, (i francesi non accettavano i castrati) mise in scena “Les Fete de L’amour et de Bacchus” ma pure Alceste, Thesee, Isis, Persèe, Amadis, Roland, Armide, sempre sostenuto dal monarca che gli aveva rilasciato anche una privativa sui teatri d’opera, assicurandogli che, ogni suo melodramma, sarebbe andato in scena in Francia. Lully, accumulò successi ed onori. Ebbe il trionfo sui nemici, dimenticandosi purtroppo della sua provenienza e delle considerazioni che la Chiesa aveva di lui stesso. Stimato come miscredente   e libertino, morì nel 1687, tra piaghe e vermi.

Marin Marais (1656-1728) fu gambista di viola da gamba e direttore, allievo di Lulli

Egli visse durante quello che fu considerato il periodo aureo della musica; quando questa era protagonista nelle bettole, nelle chiese, nei circoli privati, nelle corti europee. Fu appunto il Re Sole a renderla tale, nella sua straordinaria e sfarzosa vita di corte. E’ datata 1706 la tragedia musicale Alcyone, fastosamente elaborata da incantevoli pagine strumentali.

Marin Marais

La vita di questo illustre musicista, venerato dal Re Sole, rappresenta il più alto momento toccato dalla storia della musica in ambito estetico. L’opulenza della corte francese era competitiva con quella italiana. Entrambe credevano nella bellezza e sapevano come attorniarsene.  Un rapporto di fiducia fra l’Italia e la Francia in cui il rivaleggiare degli artisti ne decretava la gloria. Oggi in un’Europa mossa da ideali diversamente livellati e vanificati, di queste illustri dinastie detentrici di fecondità, rimangono solo i capolavori che continuano ad arricchirci sia in senso monetario che spirituale.

Mirella Golinelli

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