Gaspare Spontini tra Parigi e le Marche
In questo XXI secolo è assai raro ascoltare l’allestimento di opere liriche composte da Gaspare Spontini (1774-1851), il quale ebbe Tritta e Sala come Maestri al Conservatorio della Pietà dei Turchini a Napoli. Egli nacque a Majolati nei pressi di Jesi. In quanto ai genitori, lo educarono al sacerdozio, ma la sua indubbia personalità artistica non tardò a venire alla luce; tant’è che a Roma, a soli 22 anni compose – riscuotendo un clamoroso successo al Teatro Argentina – I puntigli delle donne.
Nell’anno in cui Spontini dovette andare a Parigi, per ricoprire l’incarico di Direttore del Teatro Italiano, aveva già composto
Ferdinando Cortez,
Olimpia
e la Vestale
Nel 1819 fu celebre e celebrato presso la Corte di Federico Guglielmo di Prussia esponente della Monarchia restaurata, dove rimase sino al 1842, data del suo ritorno in Italia. Spontini fu di nuovo a Parigi poi per l’ultima volta in Italia, dove morirà, nel suo paese, il 24 gennaio 1851.
Fortuna vuole che gli anniversari e i centenari ci aiutino a non dimenticare da quale profusione di genialità l’Italia fu inondata. È appunto per questo duecento cinquantenario che si ha nuovamente l’opportunità di ascoltare la sua produzione musicale, inserita nei testi di storia della musica sì, ma, ben poco rappresentata nei luoghi atti all’uso. Questo è sicuramente il motivo più grave per il quale la musica del celeberrimo Gaspare Spontini è tenuta in ben poca considerazione.
Le sue creazioni traggono spunto dalla Grande Scuola Napoletana, in antagonismo con le leggi imposte dallo Stato Pontificio che, al tempo, imperavano sul piccolo paese marchigiano di Majolati – Spontini, che gli diede i natali. Ottimamente a suo agio nella stesura di opere sia a carattere serio sia buffo, egli entrò a far parte dell’aristocrazia parigina in un momento storico particolare: nell’anno di nascita di Spontini salì al trono di Francia Luigi XVI e nel 1793 il Monarca, dopo un turbolento processo, fu condannato alla ghigliottina in Place de la Concorde. Il compositore venne ammesso a un’importante loggia massonica francese, nella quale conobbe – ricambiandone la stima – il Conte De Lacépède; ovvero il Presidente del Senato Bernard de La Ville sur Illon. Quest’ultimo era in corrispondenza con C.W.Gluck, il quale sempre nel 1774 (data della morte del più importante compositore di Scuola napoletana, Niccolò Jommelli) mise in scena all’Opèra di Parigi Orfeo e Ifigenia in Aulide. Il Conte De Lacépède strinse una profonda amicizia con Spontini che, in breve tempo, fu accolto nei rinomati salotti parigini di cultura. All’epoca Madame de Stael e Juliette Recàmier, potevano decretare il successo o il fallimento di un titolo operistico ascoltando le critiche degli spettatori più blasonati che frequentavano i loro ambiti salotti culturali e letterari. Spontini ebbe onori già in vita. A lui furono concesse le più importanti onorificenze e con le sue opere si riempì il petto di decorazioni e riconoscimenti.
L’impero napoleonico fu messo in scena nella sua Vestale che divenne manifesto di Napoleone, proclamatosi Altezza Imperiale. Terminato l’Impero di Napoleone I, fu l’opera Olympie che rappresentata nel 1819, decretò un nuovo e duraturo successo spontiniano.
Il marchigiano creò una nuova concezione di organico orchestrale che, prontamente, fu assorbita da tutti i compositori europei. Fu proprio per la Vestale che aumentò in maniera esponenziale il numero dei componenti dell’orchestra. È importante citare l’opera romantica a carattere drammatico, del 1827, intinta della figura di Filippo il Bello e di Agnese di Hohestaufen, sua sposa. Filippo il Bello è un personaggio scomodo della storia, per aver usufruito di infiltrati e spie e con questi, promosso un processo per diffamazione – forse il primo esempio di processo politico – ai Templari, di cui non vide le battute finali, poiché morì il 13 novembre 1314. Jacques de Molay fu l’ultimo Templare a essere arso vivo il 18 marzo 1314, nell’Isoletta dei Giudei sulla Senna, vicino a Notre – Dame. L’Ordine dei Templari fu fondato da Hugues de Payns (Ugo dei Pagani) e pare sia sepolto a Ferrara, dove ha sede il cinema multisala Apollo 4, in via del Carbone 35. Quest’opera lirica ebbe 2 controverse versioni, la prima in tedesco e l’altra in italiano. Purtroppo, sia Spontini che Cherubini, in quel periodo storico compreso tra la Rivoluzione francese e la Restaurazione, vennero adombrati dalla fama di Beethoven, Berlioz, Verdi, Wagner e il più importante compositore italiano Gioachino Rossini. Il cigno di Pesaro non fu traviato da motti e rivoluzioni e, per ascoltare la musica di Spontini, si recò a Napoli, nascondendosi in teatro dietro le quinte del palcoscenico. Spontini aveva un carattere particolarmente difficile e mal sopportava di essere spiato durante le prove.
Fu grazie alla sua concezione allargata dell’orchestra che Beethoven compose il Fidelio e ancora a lui si deve la scardinatura delle forme chiuse: recitativo e aria. Vincenzo Bellini unì la Medea di Cherubini e la Vestale di Spontini, dando vita a Norma che, al contrario della Vestale, ha un fine drammatico. Rossini, Meyerbeer e Beethoven molto appresero da Spontini. In quanto a Verdi con le sue melodie a carattere popolar-patriottico arrivò più facilmente a toccare i sentimenti dei cuori italiani, in cerca nell’epoca risorgimentale, di un’agognata unità. Fu così che la magnifica produzione di Gaspare Spontini, il quale aveva prodotto su commissione per la casa Reale Prussiana e per i Papi, andò nel dimenticatoio, poiché per i censori di quel tempo, rimandava una visione politicamente diversa e quasi inaccettabile. Oggi, anche se per un breve momento, torna alla nostra attenzione.
Mirella Golinelli