Ecce De Chirico

C’è una storiella che gira e spiegherebbe come mai una mostra così rilevante su Giorgio de Chirico sia atterrata a Bologna, da ottobre 2022 fino a marzo 2023. E in particolare nello splendido Palazzo Pallavicini di via San Felice.

L’aneddoto dice che è dipeso in qualche modo da un’altra straordinaria mostra bolognese, su Fernando Botero, terminata solo pochi giorni prima dell’esplodere della pandemia nel 2020. In una sala del palazzo bolognese c’era il dipinto di un Cristo flagellato, un Ecce Homo che Botero teneva, pare gelosamente, nella sua camera da letto e che non era mai stato visto prima. Colpita da questo dettaglio, una grande esperta e conoscitrice di De Chirico decise – questo narra il racconto – che la mostra si poteva ben fare in Palazzo Pallavicini e che, in quella stanza dove c’era stato quell’Ecce Homo di Botero, si sarebbero dovuti porre gli autoritratti di De Chirico. E in particolare un inusuale De Chirico seminudo, coperto solo da una sorta di piccolo asciugamano, che non era mai uscito dalla casa-fondazione del pittore.

Tanto basti per dire che la mostra “De Chirico e l’oltre. Dalla stagione «barocca» alla neometafisica (1938-1978)” merita d’essere visitata. Meglio se con una guida esperta e appassionata di arte – come la bolognese Anna Brini – e che sia conoscitrice del percorso esistenziale e artistico del pittore.
La particolarità dell’esposizione bolognese è che raccoglie ed espone i dipinti che erano nella casa romana del pittore, quando morì nel 1978. Quindi suoi, di sua autentica mano. Val la pena dirlo perché De Chirico, soprattutto con i suoi dipinti della prima fase metafisica, è stato uno dei pittori più copiati e falsificati della storia dell’arte e ancora si stanno verificando e vagliando tanti suoi dipinti. Lui stesso, per contrastare il fenomeno, s’era messo negli ultimi anni della sua vita, a rifare propri dipinti, casomai retrodatandoli.

Quello che si può quindi ora vedere nelle sontuose stanze di Palazzo Pallavicini non si potrà vedere altrove, tranne che nella casa-fondazione De Chirico a Roma, quando i quadri esposti torneranno al loro posto dopo marzo 2023.
E c’è tutto De Chirico in definitiva, in questo percorso felsineo. Dalla sua fase classificata da sempre metafisica, applauditissima, al suo lungo periodo barocco, che non fu capito dalla critica, tutta prona e pronta ad applaudire le avanguardie e Picasso. De Chirico non si piegò al “mainstreaming” artistico del suo tempo, fece spallucce alle stroncature. Non capiva, la critica, che De Chirico era rimasto una cercatore metafisico anche quando sembrava essersi fissato su una pittura classicheggiante. Poco importa se in quest’oltre metafisico, così come mostrato nei suoi quadri, siano chiaramente ravvisabili certe simbologie laiche. Prevale la ricerca di un oltre, una investigazione artistica e umana difficilmente incasellabile, un non accontentarsi dell’apparenza naturale delle cose. Dunque, a Bologna, ecce De Chirico, ancora attuale, ancora in ricerca, come molti di noi, dentro il mistero della vita e del cosmo.
Gianni Varani
https://www.palazzopallavicini.com/de-chirico/
Foto in alto: Bagnanti con drappo rosso nel paesaggio, 1945