Dopo 100 anni, le stesse facce a Ca’ Pesaro

Un secolo fa ebbe grandissimo successo. Oggi la mostra “Il ritratto veneziano dell’Ottocento” viene riproposta nello stesso luogo (le sale al secondo piano di Ca’ Pesaro, a Venezia) dopo un lungo lavoro di ricerca e studio che ha permesso di rintracciare gran parte delle opere della storica esposizione: oltre 160 di una cinquantina di artisti, ora conservate in Musei e collezioni su tutto il territorio nazionale. Accanto, i capolavori rimasti a Venezia (provenienti dalle collezioni di Ca’ Pesaro, del Museo Correr e dalle Gallerie dell’Accademia, insieme a numerose raccolte private).

Curata da Elisabetta Barisoni e Roberto De Feo, la mostra racconta un secolo di grande storia e di grande pittura, di profonde trasformazioni sociali, politiche, economiche. Un secolo da riscoprire nei volti di numerosi protagonisti della società, dell’arte, della cultura: non solo veneziani, ma di tutto il Triveneto. Come già un secolo fa, quando l’esposizione ideata da Nino Barbantini (primo direttore di Ca’ Pesaro) inaugurò un nuovo corso della Galleria.

“Ancora oggi – spiegano i curatori dell’attuale mostra – quella del 1923 è considerata una rassegna di capitale importanza per la riscoperta dell’arte veneziana di un intero secolo, per l’avvio della conoscenza dei suoi protagonisti e la valorizzazione di molti dei capolavori che vi furono esposti”.
Il catalogo realizzato da Barbantini annovera ben 241 opere di cinquanta artisti, tra cui pittori, scultori, miniaturisti, tutti operanti dall’inizio fino al penultimo decennio dell’800: un secolo che per lo studioso si apriva con Teodoro Matteini e si chiudeva con Giacomo Favretto; in mezzo, artisti celebri e ignoti al grande pubblico, che hanno lasciato testimonianze preziose della società e dello spirito dell’epoca. L’elenco degli autori, in ordine alfabetico, oltre a scarne notizie biografiche riporta i nomi dei proprietari di allora.

Da queste informazioni ha preso avvio, un paio d’anni fa, il lavoro di ricerca e di identificazione delle opere. Molte di esse, anche proprio grazie al successo dell’esposizione del 1923, confluirono in raccolte pubbliche, mentre altre sono rimaste presso gli eredi o, in minima parte, sono andate definitivamente perdute. Rispetto al progetto di Barbantini, sono anche stati sviluppati importanti nuovi contributi, fra cui riattribuzioni (con 11 nuovi autori riconosciuti), e aggiornate schede scientifiche.
Quattro le sezioni in cui la mostra si articola. Si inizia con “Alba di un nuovo secolo”, che parte dal Congresso di Vienna per arrivare all’unificazione del Paese. Si passa poi alla corposa sezione dedicata ai “Grandi protagonisti”, dove spiccano quattro opere di Hayez, fra cui il ritratto di donna con camelia (La nobildonna Matilde Speck Pirovano Visconti) che fa da illustrazione alla mostra; da segnalare anche la “riscoperta” della produzione ritrattistica di Lodovico Lipparini, poiché numerose sue opere erano state attribuite fino ad oggi ad altri artisti. Seguono: “Immagini della borghesia di metà secolo”, tra nobili e borghesi, città e campagna; e “Il ritratto verso la modernità”, che ci porta alle soglie del ‘900.
“La riproposizione di così tanti capolavori dei più rappresentativi artisti veneziani dell’Ottocento – affermano i curatori – ripalesati quando perduti, ristudiati quando già noti, permette anche di visualizzare i tratti dei protagonisti veneziani di un intero secolo; scelti nel 1923 da Barbantini per istinto e, un secolo dopo, ancora capaci di affascinare e stupire il pubblico di Ca’ Pesaro”.
Inaugurata a fine ottobre, la mostra “Il ritratto veneziano dell’Ottocento” resterà aperta fino a Pasqua.
Liliana Fabbri