Con Ulisse Aldrovandi tra scienza e arte

In un sabato primaverile di marzo, assieme ad un gruppo di visitatori formato dai soci dell’Associazione Bibliobologna siamo andati a visitare la mostra “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi” negli spazi dell’Opificio Golinelli: una mostra organizzata dalla Fondazione Golinelli e SMA – Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e curata da Andrea Zanotti, Roberto Balzani, Antonio Danieli e Luca Ciancabilla.
La nostra guida, la giovane consulente scientifica, tutor e formatrice dell’Opificio Golinelli Eliana Lacorte, (conosciuta in occasione degli eventi di carattere divulgativo “Pillole della scienza” organizzati dall’associazione in Biblioteca Sala Borsa) spiega che questa mostra è organizzata in occasione delle celebrazioni dei 500 anni di Ulisse Aldrovandi ed è pensata anche per arricchire la mostra al Palazzo Poggi,, che ha un’impostazione da museo, con un approfondimento sul lavoro e sulla persona di Aldrovandi.
La mostra si presenta come un percorso espositivo e di ricerca fra arte e scienza, tra passato e futuro, che unisce nello stesso spazio reperti e oggetti delle collezioni museali dell’Ateneo bolognese, exhibit tecnico- scientifico immersivi e interattivi, quadri di Bartolomeo Passarotti, Giacomo Balla, Mattia Moreni, opere d’arte di Nicola Samorì e oggetti, strumenti, video ed immagini provenienti dall’Agenzia Spaziale Europea.
Ad accogliere i visitatori, nella sala d’ingresso, c’è un’opera gigantesca di Nicola Samorì, artista contemporaneo romagnolo, intitolata “Il campo dei miracoli” 2022, che serve anche come incipit della mostra che parla di Aldrovandi e di quel che si va a scoprire subito dopo quella parete.
E’ quel sentimento di curiosità con la “C” maiuscola, quello che ha spinto tante persone, dall’epoca di Aldrovandi in poi, a creare le wunderkammer (in italiano: la camera delle meraviglie o gabinetto delle meraviglie), particolari ambienti in cui, dal XVI secolo al XVIII secolo, i collezionisti conservavano oggetti raccolti da ogni parte del mondo e che poi hanno dato l’avvio alla formazione dei musei di storia naturale e alla tradizione dei musei universitari.

Un altro oggetto che incuriosisce all’entrata della mostra è un Globo Celeste di Gerard e Leonard Valk, 1715, che rappresenta le costellazioni che si conoscevano in quel periodo. E’ il gemello del Globo Terrestre che si trova al Museo della Specola SMA – Sistema Museale di Ateneo dell’Alma Mater Studiorum di Bologna.
“Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi” è progettata per essere fruita come un gabinetto delle curiosità, che induce il visitatore alla domanda “cosa sto guardando?” per poi cercare di captare la logica che sta dietro le cose esposte.
Il percorso è diviso in sei sezioni: 1.Pronao. 2.Dal nulla al principio del tutto. Prima faglia di discontinuità. 3. Verso la conoscenza, oltre la meraviglia. Seconda faglia di discontinuità. 4. Un nuovo sguardo sull’ignoto. Terza faglia di discontinuità. 5. Lo Specchio nell’universo. 6. Conclusione del viaggio. Ciascuna di queste sezioni è identificata da un glifo (un segno), astrazioni di forme geometriche primarie che si pongono come stadio di passaggio tra narrazione e forma di allestimento, ma il visitatore può scegliere liberamente come intraprendere il suo viaggio Oltre lo spazio, oltre il tempo.
Una ricerca estetica ha portato i curatori a mettere negli stessi spazi oggetti che non appartengono alla stessa categoria, ma che possano dialogare in quanto esteticamente similari. Succede così con “Erbario”, vol. XIV 1568-1580 di Ulisse Aldrovandi, Esemplari essiccati di specie vegetali su carta, della Biblioteca Universitaria di Bologna, e dell’Orto Botanico ed Erbario delSistema Museale dell’Ateneofelsineo,che è collocato vicino a due opere d’arte di Nicola Samorì nelle quali quel che si vede sembrano fiori essiccati su una pietra. Due opere d’arte queste che sono create, per sottrazione, su una pietra particolare, molto colorata, su cui l’artista ha dato una mano di colore e poi ha sottratto/grattato per fare emergere il colore dei fiori.
In questa mostra sono esposte anche opere di artisti di spicco: opere di Bartolomeo Passarotti, pittore bolognese amico di Ulisse Aldrovandi, come l’opera di Giacomo Balla “Siamo in quattro (beato chi ci trova)” del 1920-1925, che viene dal Museo Civico di Palazzo Romagnoli, Forlì. E’ un ritratto mischiato con altri tre, in rappresentanza di come il futurismo pensava alla percezione della realtà: “a nessuno interessa presentare la realta cosi come è”.
L’opera di Mattia Moreni “Adolescente guarda il vuoto non ha direzione”, del 1995, viene da una collezione privata di Modena e racconta l’ansia dell’artista che si fa portavoce di un ansia condivisa. Una visione pessimista dell’epoca è la domanda che domina l’opera: dove stiamo andando con questa tecnologia?
Un altro libro di Ulisse Aldrovandi attira il nostro sguardo. Siamo di fronte ad uno dei volumi più famosi “Monstrorum historia”, 1642, Libro a stampa BiGeA – Biblioteca del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna: un libro che è stato pubblicato dopo la morte di Aldrovandi e per la realizzazione del quale aveva ingaggiato vari artisti, in particolare scultori.
Il percorso tra una sezione e l’altra ormai ha allargato gli orizzonti tra arte, scienza, storia, tra futuro e presente, in questo continuum del quale facciamo parte.
Un’altra sezione immerge in un racconto di legame tra tecnologia e umanità. Sono oggetti, video ed immagini che vengono da ESA (Agenzia Spaziale Europea), che guidano in una visione unitaria di quest’alleanza, tra ricerca ed applicazione, tra ricercatori visionari.
“Oltre spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”è un viaggio che suscita stupore, curiosità come preteso dai curatori, ma anche tanta riflessione sul passato e sugli scenari futuri che oggi potranno essere resi lontani o vicini dall’avanzamento della ricerca, della scienza ma anche dell’arte e della cultura.
Albana Temali