Cittadini contro il degrado al Ponte della Bionda

Cosa abbia fatto innamorare il cantautore dialettale e Nettuno d’oro 2007, Fausto Carpani, di uno dei posti un tempo tra i più degradati di Bologna non è dato sapere. Certo è che dall’inizio degli anni Duemila si prende cura dell’area attorno all’antico ponte della Bionda che scavalca il Navile in prossimità di via dei Terraioli. Da vent’anni lui e un manipolo di pensionati e appassionati riuniti nell’associazione culturale “Ponte della Bionda” hanno ribaltato e riportato a nuova bellezza questo posto.

Il tutto è partito agli inizi del terzo millennio, con il coinvolgimento della Banca del Monte che ha finanziato l’intervento per ristrutturare l’antico ponte a schiena d’asino che stava cadendo letteralmente a pezzi. L’associazione ha poi ripulito e recuperato la zona circostante, che cittadini incivili avevano adibito ad una delle peggiori discariche abusive, con l’abbandono di lavatrici, motorini, lamiere, fino a carcasse di auto e furgoni.

Il luogo, trasformato dai volontari dell’associazione in un’arena per spettacoli, ha ripreso nuovo vita: qui d’estate si esibiscono, oltre allo stesso Carpani, anche altri artisti bolognesi. Il recupero di un caseggiato abbandonato e di un vecchio capannone ha consentito di realizzare, oltre alla sede dell’associazione, anche una scuola di dialetto bolognese alla quale si sono iscritti persino appassionati provenienti dall’estero.
L’ultimo intervento è stata la trasformazione di un grigio capannone industriale in un luminoso murale che rappresenta l’antica attività di trasporto delle merci lungo lo storico canale che per secoli (dal Medioevo fino all’inizio del Novecento) ha rifornito di merci la città di Bologna ed ha alimentato mulini, manifatture e centrali elettriche.

Il murale, inaugurato a fine ottobre 2022, rappresenta un cavallo che traina una barca vicino al ponte della Bionda, riportando alla memoria la vita e la storia di un canale lungo cui hanno navigato principi e papi. L’opera, realizzata del pittore Antonio Colaci, è stata finanziata con un intervento di crowdfunding promosso dall’associazione del Ponte. “Puntavamo a raccogliere cinque mila euro – racconta Fausto Carpani – e siamo invece arrivati fino ad otto mila, una risposta al di là di ogni nostra aspettativa”. Un successo che si spiega non solo con la consulenza di una agenzia specializzata (Ginger) e di una banca (Emilbanca), ma soprattutto con il desiderio di molti bolognesi di vedere il Navile tornare a nuova vita.
L’associazione inoltre si prende cura del percorso di oltre due chilometri tra il sostegno del Battiferro e il ponte della Bionda, sgombrando la restara (il sentiero lungo cui camminavano i cavalli che trainavano le barche) dalle erbacce e svuotando i cestini dell’immondizia.
Sono lontani i tempi di quando qui si navigava e ci si rilassava con la bionda passeggiatrice tra un carico e l’altro, ma anche se il Navile non ha più la sua antica funzione, resta un pezzo di storia importante della città e quelli del Ponte della Bionda non si sono arresi alla logica consumistica di abbandonare un manufatto che non risponde più a criteri di funzionalità economica. E così il Navile è tornato ad essere frequentato, con persone che camminano, corrono e vanno in bicicletta, grazie a un gruppo di cittadini che ha rispetto della cosa pubblica e se ne prende cura come se fosse cosa propria.
Giuseppe Di Paolo – Foto dell’Associazione Ponte della Bionda