Boschi, giardini e fiori in prosa e in poesia

La selva oscura, il bosco dei suicidi, la selva odorosa dell’Orlando furioso: i boschi, i giardini e i fiori sono presenti nella letteratura italiana.
Ma già il libro per eccellenza, la Bibbia, inizia con la descrizione di un giardino in cui l’uomo è posto per averne cura.
Anche la Divina Commedia comincia con la descrizione di un bosco oscuro, in cui Dante si perde per poi trovare un sentiero da cui partirà per il suo cammino di salvezza,
In una selva luminosa si smarrisce Angelica, figlia del re del Catai, per poi fare impazzire, sempre in un bosco, l’innamorato Orlando.
Anche Tancredi nella “Gerusalemme liberata “si rifugia in un bosco magico dove gli alberi mutano continuamente aspetto a causa di un sortilegio: magia o proiezione delle paure dell’uomo?
Ma la selva più paurosa, non segnata da nessun sentiero, è quella dei suicidi del canto tredicesimo della Commedia: gli alberi hanno un colore fosco e dai rami esce sangue. Questa è la descrizione più drammatica del capolavoro dantesco e forse lo stesso autore fu tentato di togliersi la vita.
Anche i giardini sono tanti: da quello del Decameron, in cui si rifugiano 10 giovani fiorentini per fuggire dalla città ammorbata dalla peste a quello inesistente, ma spesso cercato dai turisti a Ferrara, descritto da Bassani nel “Giardino dei Finzi Contini “. Giardini che proteggono, che tengono i giovani lontano dalle tragedie che però inevitabilmente si abbatteranno su di loro.

Per Foscolo i giardini sono i cimiteri inglesi dove più forte è “la corrispondenza d’amorosi sensi”, mentre per Leopardi anche il giardino più bello e curato porta in sé l’idea di morte.
E ha il titolo di un fiore “La ginestra” il testamento poetico di Giacomo Leopardi, ma tanti sono i poeti che hanno descritto fiori in modo veritiero o metaforico: dagli albicocchi in fiore, simbolo di illusione di Giovanni Pascoli, ai “bei vermigli fior” di Giosuè Carducci, fino ai profumati mirti di D’Annunzio nella “Pioggia sul pineto”.
E come non ricordare i “fiori notturni” di Pierpaolo Pasolini, quelle lucciole che erano simbolo di un mondo diverso, più vero e pulito, ma destinato alla scomparsa.
Di fiori, boschi e selve si è parlato domenica 11 settembre presso la Palazzina Liberty dei Giardini Margherita nell’ambito dell’esposizione “Giardini e Terrazzi, in un convegno organizzato dall’Inner Wheel di Bologna.
Marilena Lelli