Bersaglio centrato alla Fiera del Madonnino

A qualche giorno dalla chiusura degli stand, dopo 43 edizioni di Fiera del Madonnino, al Centro Fiere di Grosseto si possono tirare le somme di un’esperienza che ha da sempre avuto un ruolo centrale nella storia dell’agricoltura maremmana. Definita oggi la Fiera toscana dell’agricoltura, il Madonnino è certamente stata il punto di riferimento degli agricoltori locali, degli allevatori, delle scuole, di associazioni di categoria e di espositori che spesso ne hanno fatto un banco di prova per il lancio di novità o di campagne specifiche. Questo è successo negli anni, quelli durante i quali la grande attrattiva di pubblico ha portato anche grandi cambiamenti, attirando sempre più stand rivolti ad un pubblico da sagra e meno espositori agricoli rivolti al pubblico specifico a cui è dedicata la fiera.
Trasformando però l’evento in un grande appuntamento sociale, la Fiera del Madonnino ha creato (e tenuto alta) l’attenzione su un comparto, quello agricolo, altrimenti ignorato dal pubblico dei non addetti ai lavori. E questo in anni in cui parlare di agricoltura, di produzioni locali, di biologico, di ritorno dei giovani alle aziende agricole post formazione universitaria, non era poi così trendy.

In questo contesto, organizzare in contemporanea la fiera dell’agricoltura unitamente alla trentunesima edizione del Game Fair, la fiera dedicata a caccia, tiro e outdoor, è stata un’iniziativa geniale. Il pubblico è esploso: nell’area degli spettacoli e nelle aree dedicate alle prove di tiro (addirittura asce e coltelli, fionda e arco oltre ai classici soft air e tiro al piattello) il pubblico era sempre assiepato; per non parlare delle aree fattorie didattiche con pony e cavalli per bambini, della parte pesca, dell’area survivor e ovviamente tutta l’area cani con i vari workshop dedicati. Con un evento così a fare da traino, è chiaro che in fiera sono passate anche migliaia di visitatori provenienti da fuori della provincia di Grosseto.

C’è da chiedersi se alla fine tutto questo abbia fatto bene anche all’agricoltura, e se questo pubblico che si è snodato in lunghe code alla cassa – peraltro pagando un biglietto molto popolare di 10 euro – cominci davvero a risollevare anche la fiera agricola, che possa tornare a essere punto di riferimento per il suo territorio allargato.
Girando tra gli stand degli espositori storici del Madonnino, si registrano assenze importanti, considerando anche il ruolo di vetrina che da sempre rivestono le fiere. Tra i presenti, si raccoglie però un certo ottimismo, commenti positivi e comunque la certezza che si stia ripartendo verso una nuova stagione.
Siamo nell’anno fatidico in cui il Distretto biologico della Maremma si costituirà con il Comune di Grosseto come capofila insieme ai Comuni di Scansano, Magliano, Manciano, Orbetello e Castiglione della Pescaia. Da qui bisogna partire per immaginare un modello diverso, un modello in cui un pubblico di 40mila presenze in 3 giorni ha certamente significato una attenzione indiretta sul mondo agricolo, sulla quale è necessario puntare.
Luisella Meozzi