Anche il cavallo è un atleta. Italia all’avanguardia

Charles Leclerc/Ferrari, Pecco Bagnaia/Ducati, oggi tutti conoscono questi binomi. Magari non tutti, ma molti, soprattutto più avanti negli anni, ricordano quelli di Raimondo D’Inzeo/Posillipo (oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960 nel salto ostacoli) o Graziano Mancinelli/Ambassador (oro alle olimpiadi di Monaco 1972 sempre agli ostacoli). Come per i primi due anche questi sono binomi, solo che al posto dei cavalli motore ci sono i cavalli veri e propri. Così era fino a ieri.
Ma da oggi in Italia non è più così: il cavallo, infatti, non è più un oggetto, uno strumento di trasporto, ma, al pari del cavaliere (o dell’amazzone), è un vero e proprio atleta. Il nostro Paese infatti è stata la prima nazione al mondo a dotarsi di una legislazione (decreto legislativo 36/2021, modificato con il decreto 163/2022) che sancisce questo riconoscimento e assegna quindi più tutele al soggetto che nella gare di equitazione fa anche la fatica maggiore.

L’iniziativa italiana, apripista nell’equitazione mondiale, è stata presentata in un convegno promosso dalla Fise (Federazione Italiana Sport Equestri) e da UniBo nella sede della Facoltà di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, uno dei templi della giurisprudenza italiana e mondiale, anche per l’autorevolezza che le deriva dall’essere stata la prima università del mondo occidentale.
Moderatore dell’incontro è stato il professor Carlo Bottari dell’Alma Mater Studiorum, direttore della rivista Diritto dello Sport, che da anni si occupa di tematiche legate al benessere degli animali nello sport.
A definire l’ambito della nuova normativa è stato il presidente della Fise, Marco Di Paola: in Italia ci sono 160 mila praticanti e 40 mila cavalli di sport equestri. Come ha ricordato il presidente Fise, tre sono i requisiti per avere il riconoscimento di cavallo atleta: essere un equide registrato nella Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe Zootecnica (Bdn), non essere destinato alla produzione alimentare, essere iscritto al repertorio dei cavalli atleti tenuto dalla Fise e da altri enti che fanno attività sportiva con i cavalli (Federazione Italiana Sport Equestri, Federazione Pentathlon moderno, Fitetrec Ante).
Concretamente, il riconoscimento, secondo quanto è emerso al convegno, assegna al cavallo atleta maggiori tutele e garanzie in termini di alimentazione, cura della salute e accudimento nel rispetto delle esigenze etologiche. Tutele che dovranno essere stabilite entro giugno con un Dpcm d’iniziativa del ministero della Salute.
Un risultato raggiunto, secondo l’esperto giuridico del MinSalute, Tommaso Di Paolo, grazie al cambiamento della sensibilità della società verso gli animali, per cui, con lo sviluppo industriale, il cavallo non è più stato forza motrice o mezzo di guerra, ma ha acquistato un nuovo ruolo che ha consentito un aumento dell’interesse per il benessere e la salvaguardia dell’animale.
Al dibattito sono intervenuti esperti del settore come la direttrice dell’International Jumping Riders Club (il club dei cavalieri e delle amazzoni ai massimi livelli mondiali) Eleonora Ottaviani, l’amazzone internazionale e 1^ graduata dell’Aeronautica Militare Giulia Martinengo Marquet, il direttore Governance & Institutional Affairs della Federazione Equestre Internazionale (FEI) Francisco Lima. La parte normativa è stata affrontata da esperti giuridici quali il procuratore federale della Federazione Italiana Sport Equestri Gianpaolo Guarneri, il Professore associato dell’Università di Bologna Paco D’Onofrio, il professore ordinario dell’Università degli Studi di Roma Tre Ettore Battelli, la professoressa ordinaria dell’Università degli Studi di Bologna Elena Zucconi Galli Fonseca.
Testimonianze sono venute da tre protagonisti di eccezione: il quattro volte campione olimpicoe due volte Campione del Mondo a squadreLudger Beerbaum (una sorta di Michael Schumacher dell’equitazione, con tre ori a squadre alle olimpiadi di Sydney, Atlanta e Seoul, un oro individuale a Barcellona e oro a squadre ai mondiali di Roma e Den Haag) e il campione olimpico a squadre (Barcellona) e Campione del Mondo (Aachen) Jos Lansink hanno mandato un contributo filmato, mentre è intervenuto di persona una vera leggenda dell’equitazione italiana, il bolognese Mauro Checcoli, doppia medaglia d’oro (individuale e a squadre) alle olimpiadi di Tokyo. Proprio Checcoli ha ricordato che l’Italia insieme con la Francia è stata la prima nazione sul finire dell’Ottocento a interessarsi e adottare misure per il benessere del cavallo.
Federico Di Palma